martedì 28 gennaio 2014

Boom di allerta meteo: in meno di un mese scattati quattro allarmi


Prevenire è meglio che riparare. Anche e soprattutto se si parla di catastrofi naturali. Ma cosa succede quando scatta il cosiddetto allarme meteo, che crea panico nella viabilità, blocca i campionati minori, come dieci giorni fa, e attizza un disagio evidente? E, ancora, chi risponde nel caso le previsioni si rivelino infondate o, quantomeno, esagerate?
Non esistono cifre precise da parte della Protezione civile, ufficialmente deputata alla bisogna, ma la media degli allarmi, soprattutto nella brutta stagione, sembra piuttosto alta. E ci vede in stretta compagnia col Veneto. Solo nell’ultimo mese sono stati quattro, lo scorso 25 dicembre, il 3 e 4 gennaio e l’ultima domenica, il 19, quello che ha innescato il malumore. Perchè, a fronte di quello che veniva definito un rischio notevole, e ha portato, ad esempio, a bloccare i campionati dilettantistici e giovanili di calcio, ci è trovati di fronte a giornate quasi primaverili. Impensabili, per carità, ma che hanno spiazzato un po’ tutti.
«L’allerta meteorologica o, meglio, il governo e la gestione del sistema di allerta nazionale - spiega l’assessore regionale Panontin - sono assicurati dal Dipartimento della Protezione civile e dalle Regioni attraverso la rete dei Centri funzionali, disposta nel 2004 dal governo». Una scelta forse condivisibile ma un poco macchinosa. Dice ancora Panontin, infatti: «Le previsioni meteo a fini di protezione civile sono diverse dalle classiche “previsioni del tempo” perché evidenziano situazioni potenzialmente dannose per persone o cose. Sono elaborate dal Dipartimento e vengono sintetizzate quotidianamente nel Bollettino di vigilanza meteorologica nazionale. Per la nostra Regione il servizio meteorologico regionale Arpa-Osmer invia autonomamente, quando ritiene ne sussistano le condizioni, il Comunicato tecnico meteo alla Protezione civile della regione».
Ed è qua che sembra (ne riferiamo sopra) che siano maturate le condizioni se non per un accorpamento quantomeno per un allargamento delle funzioni della Protezione civile. «Al momento - aggiunge Panontin - in termini tecnico-operativi, queste valutazioni confluiscono nell’avviso meteo regionale, nel quale viene riportata la previsione meteorologica relativa ai possibili fenomeni avversi e potenzialmente dannosi, nonchè i possibili effetti al suolo conseguenti al verificarsi dei fenomeni meteorologici attesi, di tipo idraulico, idrogeologico, marino, ed in questo periodo anche nivologico (caduta di neve ndr), potenzialmente in grado di compromettere l’incolumità pubblica».
E si arriva all’ultimo anello della catena. L’avviso meteo regionale viene diramato dalla Protezione civile della Regione ai Comuni, alle Prefetture e agli altri sistemi locali di protezione civile raccomandando la massima vigilanza sul territorio al fine di predisporre eventuali tempestive misure di pronto intervento. Sempre opportuni? Guglielmo Berlasso, direttore della Protezione civile del Fvg ritiene di sì. Ma come funziona, per usare il primo esempio, la procedura per la quale si arriva addirittura alla sospensione dei campionati di calcio? «Il dipartimento della Protezione civile - spiega Berlasso - verifica la situazione meteo internamente e poi con l’Osmer. Dopo di che, se è il caso, emette l’allerta».
E quando non piove come previsto e l’allerta risulta inutile, se non fastidiosa? Si bypassa il problema con tanti bollettini? «Non è così - assicura il direttore - perchè le analisi sono più accurate che nel passato, e gli errori sono ridotti al minimo sia da parte del dipartimento che fa le nostre previsioni che dell’Osmer». Resta l’ultimo quesito, legato all’aumentato numero degli “allerta”, ma anche qui Berlasso ha una spiegazione. «È aumentato il numero di precipitazioni anomale, di conseguenza… E non c’è stato un errore neanche la scorsa settimana, lo confermano i dati delle precipitazioni. La gente però non se ne accorge perché non si verificano i dissesti idrogeologici di altre regioni. Questo perché operiamo da anni sul fronte della prevenzione». 
(Fonte Il Piccolo)