venerdì 26 dicembre 2014

Una settimana di gelo e di neve

La settimana più fredda
Inizia oggi la settimana più fredda di questo inverno, ovviamente sino ad ora, e probabilmente una delle più fredde degli ultimi anni. Le temperature, nel momento più acuto della irruzione artica (31 dicembre), previste alla quota di 850 hPa (1300/1400 metri circa, visti i bassi geopotenziali) saranno davvero molto basse, sino a toccare in alcuni casi i -15°C (ad esempio sulle Alpi Giulie), ma non mancheranno punte di -12°C nell'area tra Emilia, Romagna e Marche. In generale il Nord sarà sotto una isoterma di -10°C, con punte sino ai -15°C sulle Alpi; il Centro adriatico verrà investito dal nucleo gelido e quindi verrà raggiunto da isoterme intorno ai -10°C, con punte sino a -14°C sulle Marche; l'area tirrenica potrà risentire dell'effetto favonico, ma comunque i venti saranno molto freddi, e le isoterme scenderanno sino a -8°C; infine l'isoterma di -5°C potrà arrivare sino alla Sicilia.
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Da artico marittima a artico-continentale
L'escalation del freddo inizierà già da stasera per crescere sino a Capodanno, quando si toccherà l'apice della irruzione. Irruzione che sarà dapprima di matrice artico-marittima per poi assumere i connotati tipici dell'artico-continentale. L'afflusso di aria fredda continentale, che cioè è passata sulle terre russe e europee prima di arrivare in Italia, renderà il freddo più acuto e pellicolare, e quindi porterà il gelo anche in assenza di precipitazioni, a differenza di quella marittima.
Un evento notevole: sorprese predittive
Vista l'eccezionalità dell'evento, voglio richiamare l'attenzione sul fatto che è davvero difficile, anche per i modelli più precisi, formulare previsioni di una certa attendibilità. Basta davvero poco per aver un rovescio nevoso imprevedibile o un blizzard da stau non visto da alcun previsore. Un esempio: i modelli ad alta risoluzione (LAM) sono per ora molto stitici nel prevedere neve sull'Appennino emiliano, ma in caso di correnti da est prolungate l'effetto stau potrebbe portare al sollevamento forzato di aria umida padana oltre che di aria umida di origine adriatica, rendendo la neve più copiosa. Altro esempio: i modelli fanno fatica a leggere l'effetto lago dell'Adriatico, simile in tutto a quello dei Grandi Laghi americani: le nevicate in queste zone potrebbero essere più abbondanti. Ultimo esempio: il Tirreno ancora mite potrebbe favorire la formazione di temporali nevosi (attività convettiva per gradiente termico acuto) in presenza di isoterme così basse, difficili da prevedere.
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Le aree più colpite dalla neve
A tuttora l'area più colpita dalle nevicate sembra essere quella adriatica, dai contrafforti appenninici sino alle coste. Ma non vanno dimenticati i rilievi del Meridione, dove potrebbero cadere quantitativi rilevanti di neve, compresi quelli della Sardegna e della Sicilia. Il Nord dovrebbe risultare più secco, ma attenzione alle sorprese: se si dovesse formare un minimo abbastanza alto sul Ligure o sul Tirreno la neve cadrebbe più copiosa anche in Pianura Padana. Infine voglio ricordare che il cuscino freddo che si formerà in Pianura Padana e nelle valli alpine e appenniniche in caso di successiva irruzione nord-atlantica a gennaio potrà regalare sorprese nevose anche consistenti.
Fonte: meteogiornale