giovedì 13 agosto 2015

“Fate Allarmismo”: il vero problema è che nonostante tutti questi disastri, non si allarma nessuno…

Incredibili “accuse” di allarmismo e sensazionalismo anche in occasione dell’alluvione di ieri a Rossano e Corigliano: è l’espressione di un’opinione pubblica che non vuole aprire gli occhi sui rischi (reali) provocati dal dissesto e dal maltempo.

Il dissesto idrogeologico, la mancata cura e prevenzione del territorio e i sempre più frequenti episodi di maltempo estremo continuano a provocare disastri con una frequenza e di un’entità prima inimmaginabili: soltanto nell’ultimo mese di quest’estate 2015, dall’8 luglio al 12 agosto, ne abbiamo viste di tutti i colori. Prima il devastante tornado sulla Riviera del Brenta, poi il downburst di Firenze, le frane killer del Cadore sulle Dolomiti e ieri l’alluvione nel cosentino jonico. Quattro disastri in piena estate, nel giro dell’ultimo mese, e c’è ancora chi ha il coraggio di parlare di “allarmismo”, di accusarci addirittura di “terrorismo”.
non vedo non sento non parloIl vero problema è che nonostante tutti questi eventi disastrosi, non si allarma proprio nessuno. Se fossimo davvero preoccupati dai rischi incombenti e reali dettati dai fenomeni meteorologici e dalle condizioni del territorio, anziché sproloquiare sui social network con commenti assolutamente fuori luogo, ci attiveremmo per prevenire quelli che sono in realtà disastri annunciati, ci attiveremmo per mettere al sicuro i luoghi in cui viviamo, per garantire pulizia e corretta manutenzione. Dovremmo smetterla, ad esempio, di costruire abitazioni abusive, vicine alle fiumare, sui costoni a rischio frane, a pochi metri dalle spiagge. Dovremmo smetterla di gettare i rifiuti nei torrenti. Dovremmo smetterla di preoccuparci di ciò che in realtà importante non è, dovremmo smetterla di chiudere gli occhi e vivere i rischi con atteggiamenti fatalisti. Dovremmo iniziare ad essere consapevoli del fatto che siamo padroni del nostro destino.
alluvione corigliano (1)Certamente anche la politica ha le sue colpe, e non sono poche. Ma viviamo in una democrazia, e non ci sembra che i cittadini chiedano ai governatori provvedimenti volti a mettere in sicurezza il territorio o azioni tese a valorizzare la meteorologia, unica scienza che può aiutare nella prevenzione dei fenomeni, nella loro previsione e quindi nella tutela del territorio e nella salvaguardia dell’incolumità dei cittadini. Anzi, proprio nei giorni del fango e delle frane, il governo chiude l’archivio storico della meteorologia italiana. La preoccupazione dei cittadini-elettori è più che altro il posto di lavoro, la becera raccomandazione che anziché farci vergognare, ci fa inorgoglire. Le scrivanie dei nostri politici, dove dovrebbero esserci progetti importanti, idee lungimiranti, studi e ricerche da analizzare per decidere le cose giuste da fare, sono inondate di Curriculum Vitae come se fossero l’ufficio di collocamento. Finché chiederemo posti di lavoro, vinceranno le elezioni sempre e solo quelli che ce li prometteranno. Quindi, pur riconoscendo le colpe della politica, anche questo non può essere un alibi: ognuno si prenda le proprie responsabilità. In democrazia le colpe della politica sono semplicemente le colpe della gente, perché la politica non è altro che la rappresentanza della gente.
scimmie non vedo no nsento non parloE’ davvero incredibile, con città intere sommerse dal fango, leggere ancora gli attacchi di chi ha il coraggio di parlare di “allarmismo“. Ma quale allarmismo? Il fango di Rossano è forse un’invenzione sensazionalistica? I morti del Cadore, il tornado che ha devastato il Brenta, la tempesta che ha messo in ginocchio Firenze? Tanto per rimanere nell’ultimo mese. D’estate. E adesso sta arrivando l’autunno. Sembra l’atteggiamento omertoso tipicamente mafioso del “non vedo, non sento, non parloNoi invece vogliamo vedere.Vogliamo sentireVogliamo parlare. E dateci pure degli “allarmisti“, se è così che si chiama. Non è un problema. Piuttosto aprite gli occhiil vero problema è che nonostante tutti questi disastri, sembra che non si stia allarmando proprio nessuno. Come se alla fine di ogni pagina, alla fine di ogni giornata, alla fine di ogni storia dovessimo concludere con un “e vissero tutti felici e contenti“. Fino alla prossima alluvione, che non si farà aspettare più di tanto.
Fonte: meteoweb