mercoledì 26 marzo 2014

Contare gli orsi polari in cambio di 480.000 euro: ecco i requisiti per partecipare alla selezione

Stanchi del vostro lavoro d’ufficio? Vi piace il clima gelido e l’avventura? Probabilmente quello che stiamo per proporvi è il lavoro che fa per voi. Una multinazionale americana offre 400.000 sterline a chi sarà in grado di contare il numero complessivo di orsi polari suddivisi nei 20-25 gruppi che vivono nei pressi del Mare di Kara,porzione meridionale del mar Glaciale Artico compresa tra il 60º e il 90º meridiano est. La ricerca si concentra intorno alla costa nord-occidentale della Siberia, a nord del Circolo Polare Artico, coperto per la maggior parte dell’anno da più di un metro di coltre di ghiaccio. La persona che si aggiudicherà il posto avrà tra i vari compiti, quello di inserire dei collari elettronici su un massimo di 20 femmine adulte e di prelevare campioni di sangue per effettuare test successivi di laboratorio. Un compito arduo, dal momento che gli orsi polari fanno parte di quei pochissimi mammiferi che cacciano deliberatamente l’uomo in mancanza di cibo. Tra i requisiti necessari il candidato dovrà godere di un’ottima vista, dal momento che dovrà identificare i mammiferi in uno sfondo completamente bianco e talvolta condizionato dalla scarsa visibilità, e dovrà godere di una buona resistenza fisica a causa dei valori termici che periodicamente sfiorano i -50°C. Lo scopo di tale lavoro è quello di garantire agli ambientalisti un lavoro di perforazione in sintonia con la fauna presente in quei territori protetti.
Disastro ambientaleLe indagini svolte dai giganti dell’energia hanno mostrato che 6,2 miliardi di tonnellate di petrolio e 14,6 miliardi di metri cubi di gas naturale si trovano bloccati sotto quella spessa lastra ghiacciata. Numeri importanti che fanno gola dal punto di vista imprenditoriale. Pronta, tuttavia, la risposta degli ambientalisti, i quali sostengono che le perforazioni avverranno in un territorio che non dovrebbe nemmeno essere preso in considerazione. Tra  motivi di protesta il disastro ambientale causato 25 anni fa proprio dalla ExxonMobil al largo dell’Alaska, dove una petroliera colpì una barriera corallina al largo di Prince William Sound, riversando più di 700.000 barili di greggio nel Pacifico settentrionale. “Se un tale disastro fosse avvenuto nelle acque remote e inaccessibili del Mare di Kara – sostiene un portavoce di Greenpeace – avrebbe generato un disastro senza precedenti“. Il combustibile riversato avrebbe coperto 1300 miglia di coste e 11.000 chilometri quadrati di oceano, deteriorando un habitat fondamentale per i salmoni, per le lontre marine, per le foche e per gli uccelli marini. Tornando al concorso, il candidato sarà scelto a fine Marzo, quindi le domande dovranno essere inviate nel più breve tempo possibile alla stessa compagnia petrolifera.
Fonte: meteoweb