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mercoledì 7 maggio 2014

Il Plateau antartico, alla scoperta di uno dei luoghi più gelidi, aridi e inospitali del nostro pianeta. FOTO STUPENDE

Di sicuro il Plateau del continente antartico è il posto più gelido e arido del nostro pianeta perché riceve solo una piccola quantità di radiazione solare diretta, a causa della posizione geografica troppo meridionale. In questo angolo sperduto del nostro pianeta, infatti, le precipitazioni sono quasi impossibili, se non in rade occasioni. Nelle aree più interne, proprio li dove si localizza il Polo Sud geografico, il punto più meridionale della Terra, le precipitazioni, che assumerebbero carattere prettamente solido dato le bassissime temperature, sono sconosciute.
In molte aree difatti non si è mai verificato alcun tipo di fenomeno precipitativo, se non soffiate di neve derivate dallo “Scaccianeve”(turbini di neve fatti sollevare dalle impetuose raffiche di vento che battono il continente di ghiaccio) che è una costante del clima estremo del Polo Sud. Questo perché, quasi tutto l’anno, sopra il gelidissimo Plateau dell’Antartide, domina l’anticiclone termico permanente antartico, che assicura in genere cieli limpidi e sereni. Tutto merito dello spesso strato di inversione termica che si origina sopra il Plateau ghiacciato e permette all’aria gelida e molto pesante di stagnare sopra l’immensa distesa di ghiacci (per l’effetto Albedo), inibendo lo sviluppo di qualsiasi tipo di moto convettivo.
Proprio qui  dove domina il potente anticiclone termico permanente antartico (con valori barici che possono raggiungere i 1055-1060 hpa), lo spesso strato di inversione termica creato dall’Albedo mantiene costante e omogeneo l’andamento termico da Aprile a Settembre, periodo in cui prende il sopravvento il cosiddetto“Kernlose winter”, un forte raffreddamento che si realizza con la scomparsa del sole sotto l’orizzonte e rimane pressoché costante per tutto il periodo invernale, con scarsissime variazioni del campo termico nel cuore del continente antartico.
L’occhio di un profondo ciclone sub-polare che borda le coste antartiche
Per oltre 6-7 mesi di fila, in genere da Aprile a Settembre, le temperature nelle zone centrali del Plateau antartico restano inchiodate sotto i -60° -70°. Il “Kernlose winter” difatti rappresenta la grande peculiarità del clima antartico, visto che è quasi sconosciuto nell’emisfero boreale, tranne che per alcune ristrette zone dell’altopiano ghiacciato della Groenlandia, dove il fenomeno risulta ben più attenuato e regolare rispetto all’Antartide. Sovente il “Kernlose winter” si protende fino alla fine del mese di Settembre e all’inizio di Ottobre, prima che lungo le coste antartiche si originano i profondissimi cicloni extratropicali sub-polari (possono presentare minimi di 940-930 hpa) che richiamano correnti di matrice oceanica, più temperate e umide, che possono penetrare fin dentro il Plateau, determinando dei rialzi termici che vanno a rompere lo strato di inversione termica che ha mantenuto in vita il “Kernlose winter”, con un conseguente rinforzo dei venti.
Uno scatto sulla celebre base russa di Vostok
Pur essendo l’unico continente della Terra circondato da ben tre oceani, avendo a disposizione una grande quantità di acqua e vapore acqueo pronto ad essere trasferito nella troposfera, essa rimane quasi sempre ghiacciata e mai disponibile in forma liquida. Al contrario di quanto si pensa proprio nel periodo invernale (inverno australe) l’attività ciclonica sub-polare diventa molto più intensa, quando l’ingerenza delle correnti umide oceaniche si fa strada all’interno del continente. Proprio in questo periodo dell’anno i sistemi frontali annessi ai profondissimi cicloni extratropicali dei mari antartici riescono a sconfinare fino al cuore del Plateau del continente australe con i loro sistemi nuvolosi, apportando alle volte pure delle residue precipitazioni nevose. In larga parte le precipitazioni che interessano il Plateau antartico sono costituite da piccoli fiocchi di neve farinosa ghiacciata e aghi di ghiaccio, come quelli rilevati in molte basi nel cuore del continente ricoperto dai ghiacci. Prendendo in esame i dati d’archivio della base russa di Vostok (una delle più famose per la climatologia antartica), scopriamo che nel periodo 1958-2004 la media pluviometrica si attesterebbe intorno ai 19.9 mm. In 492 mesi rilevati (fino al 2004) se ne contano 102 con assenza totale di precipitazioni. Il mese in cui non si osservano precipitazioni è Dicembre, la cui media si attesta sui 0.6 mm. Maggio è invece il mese più piovoso per Vostok, con una media di ben 2.6 mm.
I mesi con più precipitazioni sono sempre quelli invernali. Gli estremi annui pluviometrici variano dai 0.2 mm del 1982 e 1995 ai 66.4 mm del 1958. Il mese più abbondante è stato il Giugno 1958, con ben 18.6 mm. Records tuttora imbattuti nella base russa. Occorre però anche ricordare che spesso gli accumuli pluviometrici vengono sottostimati dai forti venti“Catabatici” (venti tempestosi, possono superare pure i 300 km/h, prodotti dai notevolissimi divari di densità, e quindi di pressione atmosferica, fra le gelide masse d’aria che stazionano sopra il Plateau Antartico, dove si ha un potente anticiclone permanente tutto l’anno, con l’aria più mite presente sui mari che bagnano il Polo Sud, dove invece prevalgono profondi sistemi depressioni, con minimi che possono sprofondare sotto i 940 930 hpa, che sfrecciano per i mari del sud, portando continue tempeste, tanto da rendere questi bacini tra i più tempestosi del pianeta visto la totale assenza di terre emerse) che spesso battono il Plateau, rendendo le precipitazioni quasi orizzontali.
I resti del Pegasus, stazione MCMurdo, Antartide
I resti del Pegasus, stazione MCMurdo, Antartide
In determinate condizioni, specie durante l’autunno o l’inverno australe, quando sui mari sub-antartici si sviluppano quelle profondissime “depressioni-uragano” (minimo al suolo anche al di sotto dei 940-935 hpa) e si vengono a determinare incredibili “gradienti barici orizzontali” con il Plateau, dominato dall’anticiclone permanente sopra i 1040.1045 hpa, si riescono a sollevare degli uragani di vento di potenza straordinaria, capaci di ridurre la visibilità orizzontale a pochi metri per l’immenso “scaccianeve” sollevato sui ghiacciai. In queste occasioni non di rado si sperimentano raffiche che agevolmente possono superare l’impressionante soglia dei 300 km/h. A volte i venti sono talmente violenti da distruggere le basi e le stazioni di ricerca posizionate sul territorio antartico.
Antartide_01Ad esempio, il 16 maggio 2004, la stazione Mc Murdo è stata letteralmente devastata dalla tempesta più intensa degli ultimi 30 anni, con raffiche fino a 188.4 mph, circa 303 km/h. Quando i “venti catabatici” si attenuano o cessano del tutto, le masse d’aria marittima possono muoversi verso l’interno del continente, spesso portando nuvolosità e precipitazioni, ovviamente nevose. Ciò capita spesso sulla regioni dell’Ice Shelf, dove i potenti “venti Catabatici” spesso vengono deviati dalla presenza di grandi montagne arrivando indeboliti lungo le coste. Molte volte questo tipo di fortunali sono improvvisi e molto difficili da prevedere per tempo con una certa precisione.

giovedì 20 febbraio 2014

Gelicidio in Slovenia: il ghiaccio si scioglie e la valle diventa un lago

Nella zona di Planina, vicino Postumia in Slovenia, si sono verificate delle condizioni tali (la pioggia degli ultimi giorni, la neve, lo scioglimento del ghiaccio che ha paralizzato il Paese) che la valle si è allagata, ed è attraversabile solo con barche e canoe. L’acqua in alcuni punti supera i due metri: notevoli i danni al patrimonio boschivo. Le autorità slovene hanno richiesto, per sicurezza, di non recarsi in quello che è stato definito “luogo del disastro“, per evitare di generare onde e far tracimare l’acqua verso le zone abitate.
Fonte: meteoweb

lunedì 17 febbraio 2014

Slovenia: il catastrofico gelicidio presenta il conto

Ricordate il terribile gelicidio che colpì la Slovenia ad inizio mese? Vi presentammo foto e video di un'intera foresta distrutta dal peso del ghiaccio. Vi spiegammo i motivi dell'evento: un basso strato di aria freddissima di origine russa sopra cui scorrevano miti ed umide correnti dai quadranti sud-occidentali.
Oggi quel disastro è stato contabilizzato. Secondo fonti governative slovene i danni alle infrastrutture ammonterebbero a 120 milioni di euro, per la metà agli impianti di distribuzione di energia elettrica, per l'altra metà ad impianti di produzione di energia, alle ferrovie, alle strade e alle autostrade.
Ma quel che è peggio è che ci sono danni incalcolabili al patrimonio boschivo del paese, con il 42% delle foreste danneggiate, alcune delle quali tra le più belle ed estese d'Europa. Ci vorranno anni ma anche la natura si riprenderà.
Fonte: meteogiornale

giovedì 13 febbraio 2014

Tempesta di ghiaccio nel sud-est degli USA: il gelicidio colpisce la città di Atlanta, trasporti paralizzati

Una fitta nevicata, accompagnata dalla“pioggia gelata”, ha duramente colpito gli USA sud-orientali. La Georgia, e in particolare Atlanta, la capitale, sono state paralizzate con scuole chiuse, centinaia di voli cancellati e migliaia di abitazioni senza corrente elettrica. Il governatore della Georgia aveva emesso uno stato di emergenza, firmato anche dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama, in attesa di una tempesta di “proporzioni storiche”. Dopo la disfatta dello scorso 28 gennaio, con traffico paralizzato e code di auto infinite, il sindaco di Atlanta, Kasim Reed, ha chiesto ai cittadini di non lasciare le proprie abitazioni per le prossime 48 ore. La maggior parte degli uffici statali e delle scuole oggi rimarranno chiusi. All’aeroporto di Atlanta, uno dei principali hub degli Stati Uniti, oltre 1.200 voli sono rimasti a terra e la compagnia Delta – che proprio nella città ha la sua sede principale – oggi ha cancellato 1.186 voli, circa il 51% del suo traffico. Una pagina Facebook  “SnowedOutAtlanta”, fornisce dati in tempo reale sulle condizioni delle strade, fornendo mappe, foto e i luoghi senza corrente nell’area. Il fenomeno del“gelicidio” ha martellato vaste aree dello stato della Georgia, inclusa l’area della capitale Atlanta, e il tratto di costa nord-orientale del South Carolina, dove interi tratti di terreno sono stati ricoperti da uno sottile patina di ghiaccio vetroso.
193Durante la precipitazioni il ghiaccio ha ricoperto le strade, le campagne e le autovetture, con una patina vitrea che ha superato i 4-5 cm di spessore. In questo caso il fenomeno del“gelicidio” è stato prodotto dal rapido spostamento di un fronte freddo, verso il sud-est degli Stati Uniti, seguito da masse d’aria molto fredde, di lontane origini sub-polari, che si sono sovrapposte all’intensa avvezione calda, in risalita dal golfo del Messico, lungo il lato anteriore della profonda circolazione depressionaria in azione sugli USA orientali. Le masse d’aria tiepide, di matrice sub-tropicale marittima, risalendo dal Golfo del Messico verso l’East Coast, hanno cominciato a scorrere al di sopra dell’aria molto fredda che è rimasta incollata nei bassi strati. Ciò ha determinato delle precipitazioni di “pioggia congelatasi” che dall’ovest della Georgia si sono poi gradualmente spostate verso l’area centrale dello stato e il South Carolina. Generalmente il “gelicidio” è provocato dall’afflusso di masse d’aria calde in quota (fra 850 hpa e 500 hpa), che fanno impennare lo zero termico, mentre al suolo permane un sottilissimo strato di aria molto gelida e pesante, con valori al di sotto del punto di congelamento. In tale contesto il forte aumento termico spesso fonde la precipitazione nevosa in pioggia, fin dalla base delle nuvole che la producono.
3123Le gocce di pioggia, prima di toccare il suolo, si congelano se le temperature di questo (e il sottile strato d’aria sovrastante ad esso) rimangono sottozero (sotto il punto del congelamento). Si forma così il “gelicidio”, noto anche come“pioggia congelatasi” o “pioggia gelata”. Fenomeno molto pericoloso e causa numerosi disservizi dato che può provocare la caduta di rami anche di grande spessore nonché la rottura di cavi elettrici, con conseguente interruzione dell’illuminazione pubblica, problemi alle comunicazioni telefoniche e alla circolazione per il fondo stradale scivoloso. Il “gelicidio”, a causa del peso del ghiaccio, è un fenomeno molto pericoloso e causa numerosi disservizi dato che può provocare la caduta di rami anche di grande spessore nonché la rottura di cavi elettrici, con conseguente interruzione dell’illuminazione pubblica, problemi alle comunicazioni telefoniche e alla circolazione per il fondo stradale scivoloso. Fortunatamente, nella maggior parte dei casi, il fenomeno è spesso seguito da un aumento della temperatura con conseguente disgelo, in quanto la pioggia cade da strati d’aria più caldi del suolo che quindi tendono a riscaldarlo progressivamente.

mercoledì 5 febbraio 2014

Cos’è il gelicidio, il terribile fenomeno (provocato dal caldo) che ha messo in ginocchio la Slovenia

Nei giorni scorsi, tra venerdì 31 gennaio e lunedì 3 febbraio, il terribile fenomeno de lgelicidio ha letteralmente messo in ginocchio la Slovenia, come abbiamo già illustrato nei giorni scorsi in questo reportage fotografico e in un aggiornamento di ieri sera. La situazione è ancora critica, e i disagi dureranno a lungo in quanto sono stati distrutti dal ghiaccio 30km di elettrodotti e centinaia di migliaia di persone sono ancora senza corrente elettrica.
Osservando le fotografie relative a questo catastrofico evento che s’è verificato a un passo dal confine con l’Italia, in tanti ci hanno chiesto che razza di temperature si debbano essere raggiunte nella vicina Slovenia per provocare un simile disastro. In realtà il gelicidio è un fenomeno provocato dal caldo, tanto che a Postumia – una delle località più colpite – nei giorni in cui s’è verificato, le temperature massime hanno sempre raggiunto gli 0°C e le minime non sono scese sotto i -2°C. Apparentemente potrebbe sembrare una stranezza, a fronte di aspettative di -20°C o oltre… In realtà il gelicidio consiste proprio in questo: andiamo a scoprire cos’è questo fenomeno così tanto pericoloso e raro che, però, può capitare anche in Italia.
COS’E’ IL GELICIDIO - Il gelicidio è una precipitazione ghiacciata ben differente da neve e grandine: si tratta proprio letteralmente di pioggia congelata, tanto che in inglese si dice freezing rain. E’ provocato dal fenomeno della sopraffusione, cioè la presenza di strati d’aria calda in quota mentre al suolo fa ancora freddo. Nei giorni scorsi in Slovenia è stato provocato dallo scirocco che ha portato temperature fino a +5°C in montagna (sotto la pioggia) mentre a valle il cuscinetto freddo manteneva le temperature sotto lo zero. Così nell’atmosfera i fiocchi di neve si sciolgono alle alte quote dove trovano l’aria calda e diventano pioggia, ma poi quando stanno per toccare il suolo si congelano nuovamente perché le temperature ai bassi strati rimangono fredde e localmente sottozero. Il gelicidio quando arriva al suolo forma uno strato di ghiaccio trasparente, omogeneo, liscio e molto scivoloso, racchiudendo i rami degli alberi, gli arbusti, gli steli dell’erba, i cavi elettrici all’interno di un involucro assai duro di acqua cristallizzata e trasparente.
Questo fenomeno è molto frequente in Europa centro/settentrionale e negli Stati Uniti d’America, dove i rimescolamenti d’aria sono molto frequenti e proprio con il fenomeno del gelicidio si formano le “ice storm“, le tempeste di ghiaccio che sono tra i fenomeni meteorologici più devastanti del mondo. Ma può verificarsi anche in Italia, soprattutto nella Pianura padana e nelle conche e valli interne dell’Appennino centro/settentrionale. Molto molto più raro al sud.
Il gelicidio, a causa del peso del ghiaccio, è un fenomeno molto pericoloso e causa numerosi disservizi dato che può provocare la caduta di rami anche di grande spessore nonché la rottura di cavi elettrici, con conseguente interruzione dell’illuminazione pubblica, problemi alle comunicazioni telefoniche e alla circolazione per il fondo stradale scivoloso.
Il gelicidio non deve esser confuso con la brina che si deposita lentamente per condensazione sulle superfici esterne quando, in assenza di ventilazione e con umidità relativa dell’aria molto elevata, perdono calore di notte fino a raggiungere 0°C, e neppure la galaverna che si verifica, con temperature inferiori a 0°C quando minuscole goccioline di acqua esistenti nell’aria si solidificano intorno al suolo o sulla vegetazione formando un rivestimento che è però opaco (per la presenza di aria), biancastro ed assai fragile. Nel gelicidio invece l’involucro di ghiaccio cristallizzato è perfettamente trasparente, perché non contiene aria. In presenza di vento forte, il rivestimento intorno alle superfici segue la direzione del vento, cosicché si formano talora, specialmente intorno ai tralicci di metallo ed ai fusti delle piante, delle specie di lame di ghiaccio biancastre, irregolari e dentellate, larghe anche 20 centimetri e più; il fenomeno si chiama calabrosa.
(Fonte: Meteo Web)