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lunedì 4 maggio 2015

Previsioni Meteo: la super-ondata di calore irrompe nel Mediterraneo, arriva dal cuore del Sahara [MAPPE]

Una bolla di aria molto calda e secca che dai deserti della Libia occidentale e dell’Algeria raggiunge il Mediterraneo determinando una scaldata davvero considerevole per la stagione (prima decade di Maggio).

La prima “precoce” ed intensa onda di calore di stagione in queste ore sta facendo il suo ingresso, dalla porta algerina, sul bacino centro-occidentale del Mediterraneo. L’avvento di questa importante onda termica, con asse proteso fra l’Algeria centrale e la Sardegna, si accompagnerà alla risalita dall’entroterra desertico algerino di un promontorio anticiclonico, ben consolidato alle quote superiori dell’atmosfera (con geopotenziali elevatissimi di poco sopra i 580 Dam sulla Sicilia e aria calda e molto secca che riempie la colonna d’aria fino alla media troposfera), facente capo direttamente alla “Cella di Hadley” (la cintura anticiclonica sub-tropicale) in azione sull’Africa sub-sahariana.
Credit NOAA
Credit NOAA
Questa struttura anticiclonica sub-tropicale nel corso delle prossime ore, fra domani e giovedì 7 Maggio, tenderà a rafforzarsi notevolmente, a causa del richiamo dall’entroterra desertico algerino occidentale, di masse d’aria molto calde e secche di matrice sub-tropicale continentale, che risaliranno lungo il margine più occidentale della struttura anticiclonica. Cercando di andare più nel dettaglio questa onda di calore, riempita di aria calda sub-tropicale continentale, particolarmente attiva a 850 hpa e 700 hpa, ben visibile dalle isoterme di +24°C +25°C che raggiungeranno la Sardegna meridionale e la Sicilia occidentale, durante la risalita verso il Mediterraneo tenderà ad estendersi alle quote superiori della troposfera (fino ai 5000-6000 metri), innescando la cosiddetta “avvezione di spessore”, l’incubatore atmosferico delle opprimenti ondate di calore che investono l’area del Mediterraneo e l’Europa.
03Questi flussi caldi, d’origine sub-tropicale continentale (provenienti dalla regione sahariana, dai 25°-30° latitudine nord), crescendo di quota tendono ad investire una maggior fetta di troposfera, comportando importanti aumenti dei valori di geopotenziale (a 500 hpa) con tanto di strato d’inversione in alta quota che inibisce i moti ascensionali, coadiuvati da sensibili aumenti termici (sia d’origine radiativa che per il contributo dell’insolazione nei bassi strati). Già dalla mattinata di domani l’aumento dei valori del geopotenziale in quota tenderà a stabilizzare maggiormente la massa d’aria calda, che sale dalle latitudini sub-tropicali, associando ad essa condizioni spiccatamente anticicloniche, anche se non manca mai la copertura nuvolosa, di tipo avvettivo (alta e stratiforme) per lievi avvezioni di umidità nell’alta troposfera o per la presenza di pulviscolo desertico aspirato dai deserti sabbiosi algerini.
caldoQuesto rialzo del geopotenziale in quota, con valori fino alla 580 Dam a 500 hpa, oltre a stabilizzare la massa d’aria sub-tropicale, favorirà al contempo una recrudescenza della calura nei bassi strati, data l’azione congiunta dell’insolazione (serenità dei cieli) e della stessa ventilazione meridionale, dominante in seno ai flussi sub-tropicali. Proprio in questa fase che tende a svilupparsi la cosiddetta onda mobile di calore (“heat waves” in inglese) che s’innesca lungo i confini fra un’area anticiclonica, particolarmente strutturata nella media troposfera, e il ramo ascendente (bordo orientale) di una estesa saccatura che dalle alte latitudini (sub-polari) si estende verso latitudini più meridionali.
allerta meteo caldo superIn questo caso le masse d’aria molto calde che invaderanno le nostre regioni più meridionali e le Isole Maggiori, ed in modo particolare la Sicilia e la Sardegna, dove localmente nelle zone più interne si rischiano i primi +38°C +39°C stagionali, proverranno direttamente dall’altopiano di Tademait e dalla regione dei Grandi Erg occidentale. L’analisi del campo del vento, sia a 850 hpa che a 700 hpa, indica la strutturazione di una marcata ondulazione anticiclonica (venti a rotazione oraria) che aspirerà aria sempre più calda e secca dagli ormai arroventati deserti del Fezzan (sud-ovest della Libia), dall’hamada di Tincherte e dai deserti sabbiosi dell’Algeria orientale. Questo flusso poi si sposterà in direzione della regione dei Grandi “Erg” (dune di sabbia) algerini per poi piegare verso nord e nord-est in direzione della catena dell’Atlante e del Mediterraneo, con un flusso prevalentemente da S-SO e da SO che si spingerà fino al Canale di Sardegna e al Canale di Sicilia, investendo in pieno le omonime isole.
La mappa del vento a 850 hpa mette in evidenza l'origine della massa d'aria calda e rovente che si prepara ad investire le Isole Maggiori e le nostre regioni più meridionali
La mappa del vento a 850 hpa mette in evidenza l’origine della massa d’aria calda e rovente che si prepara ad investire le Isole Maggiori e le nostre regioni più meridionali
Su queste aree già nei giorni scorsi si è formata una vera e propria bolla di aria molto calda e secca, attiva fino alla media troposfera, che è stata surriscaldata dalle forti “Subsidenze atmosferiche” (lenti moti discendenti della colonna d’aria) che contraddistinguono l’anticiclone libico-algerino, struttura legata alla “Cella di Hadley” sull’Africa settentrionale. Queste significative “Subsidenze” contribuiranno a far impennare le temperature, a seguito della“compressione adiabatica” delle stesse masse d’aria. Nel frattempo, durante la settimana, il promontorio anticiclonico algerino, inglobando buona parte del bacino del Mediterraneo centro-occidentale, incluso il 90% del territorio italiano (Alpi e Prealpi escluse), stabilizzerà il campo dei geopotenziale in quota, spalancando le porte ad una nuova fase di stabilità e caldo, nel corso della prima decade di Maggio.
caldoQuesta nuova fase climatica stabile e soleggiata imprimerà una marcia spedita alla stagione estiva, mentre le temperature si spingeranno nuovamente su valori ampiamente sopra la media su gran parte delle nostre regioni (punte di oltre +31°C +32°C su oltre il 65% del paese), con il caldo tornerà a riaffermarsi con una certa enfasi, per via dell’azione combinata dell’apporto di aria sempre più calda in quota, di matrice sub-tropicale continentale dall’entroterra desertico algerino, che si sommerà all’intensa insolazione diurna (che surriscalda per bene i terreni) e alle “Subsidenze atmosferiche” che caratterizzano il regime anticiclonico sub-tropicale.
Caldo fine GiugnoIn particolare sull’entroterra sardo e della Sicilia dove si potranno registrare i primi picchi estivi di +36°C +38°C, e forse pure picchi isolati prossimi ai +40°C in presenza della componente favonica (venti di caduta dai rilievi) da SO. Solo nelle zone costiere e sulle città di mare gli effetti di questa significativa ondata di calore potranno essere in parte smorzati dal soffio dei venti termici, dal mare ancora freddo.
Fonte: meteoweb

domenica 9 novembre 2014

La storia del rarissimo ciclone che ha colpito la Sicilia e le storiche immagini del suo vortice

10734174_734870449895117_6029297426103147337_nLo sviluppo di questo spettacolare ciclone aventi caratteristiche tropicali sul Canale di Sicilia, lo possiamo ritenere un evento davvero raro, ma non eccezionale o impossibile, visto che il nostro mar Mediterraneo quasi ogni anno è capace di sfornare ciclogenesi molto profonde, capaci di produrre precipitazioni di carattere torrenziali e venti violenti con annesse forti mareggiate. Nel caso di ieri però, a favore vi era il particolare contesto sinottico, che vedeva lo scivolamento di una vasta saccatura, di tipo “V-Shaped Through”, sprofondata fin sull’entroterra desertico algerino.
Successivamente andata in “Stretching”, a seguito del persistente blocco anticiclonico presente ad est, il ramo più meridionale di quest’ultima si è rapidamente evoluto in una piccola depressione orografica creatasi per effetto sottovento sul versante meridionale dell’Atlante. Una volta sviluppatasi anche in quota, la piccola depressione si è dapprima spostata sulla Tunisia centro-settentrionale, a nord di Gabes, per poi muoversi in direzione del Canale di Sicilia nel corso della prima mattinata di venerdì 7 Novembre 2014. Proprio in questo frangente, nel corso della mattinata di venerdì 7 Novembre 2014, la piccola depressione orografica algerina, sostando per diverse ore sul Canale di Sicilia meridionale, sopra un ampio tratto di acque superficiali molto calde, antistante la costa tunisina, ha avuto tutto il tempo necessario per incamerare un ingente quantità di energia termica dal mare, iniziando un processo di transizione dallo status sub-tropicale a quello più simil tropicale.
L’avvezione di vorticità positiva, molto intensa a ridosso della Tunisia, innescata dalla fase di“Stretching” della “V-Shaped Through”, ha difatti innescato la vera miccia, iniziando ad invorticare la piccola depressione a mesoscala orografica, sprigionando un immensa forza centrifuga che ha distaccato il sistema dal fronte occluso che era attivo sull’Italia centro-meridionale. Senza una avvezione di vorticità positiva così elevata non avremmo avuto alcun ciclone di tipo tropicale.
Da qui l’intero sistema ciclonico, scorrendo molto lentamente sopra le calde acque del Canale di Sicilia occidentale, nel tratto antistante il golfo di Gabes (dove le acque sono solitamente più calde), ha avuto tutto il tempo di incamerare un ingente quantità di calore latente, che oltre a far scoppiare l’attività convettiva attorno il minimo centrale, ha accentuato la fase di transizione, da sistema“baroclino”, ad una circolazione caratteristica in un ambiente “barotropico” (proprio come ai tropici).
allerta cicloneQuesta enorme quantità di energia termica incamerata dal piccolo ciclone ha favorito la rapida formazione di enormi sistemi temporaleschi che cominciavano a ruotare attorno al minimo di bassa pressione, ben riconoscibile dal tipico occhio centrale. Tutta questa energia potenziale è stata trasformata in energia cinetica che ha prodotto un improvviso scoppio dell’attività convettiva (correnti ascensionali in rotazione vorticosa) attorno il centro della bassa pressione, comportando un notevole approfondimento di quest’ultima a seguito del calore latente sprigionato dalla condensazione del vapore acqueo messo a disposizione dalla calda superficie del mare. In questi caso il ciclone diventato pienamente autonomo rispetto al contesto sinottico generale, prendendo la sua energia dal calore latente fornito dal mare. Di conseguenza la convenzione è esplosa nel centro del sistema, il “gradiente barico orizzontale”attorno il ciclone si è rafforzato notevolmente, divenendo anche molto fitto, mentre i venti si sono intensificati improvvisamente fino a superare i 100-120 km/h, con veri e proprie bufere di vento, specie sul quadrante meridionale, favorendo la formazione del tipico occhio del ciclone dentro la massa temporalesca, molto ben visibile dalle moviole satellitari.
Struttura simile al "Medicane"
Struttura simile al “Medicane” prima dell’impatto su Malta
Subito dopo la rapida evoluzione in un “TLC” il sistema, dotato di una formidabile forza centrifuga, innescata dagli elevati valori di vorticità potenziale in quota sopra il Canale di Sicilia, che ha permesso lo sviluppo di bande nuvolose spiraliformi attorno l’occhio, ha seguito prima una traiettoria est-sud-est, transitando da Pantelleria verso Lampedusa e Linosa, dove ha portato un rapido tracollo della pressione accompagnato da venti di tempesta, che nelle raffiche più violente da Ovest hanno toccato i135 km/h a Lampedusa. L’isola ha beccato i venti più violenti proprio perché si è trovata a pochi km a sud dall’occhio, nell’area dove erano attivo le bufere di vento più forti, con raffiche aventi l’intensità di uragano di 1^ categoria Saffir-Simpson. Dopo aver spazzato le Pelagie, passando sopra Linosa con il suo occhio, il possente “TLC” ha virato verso est-nord-est, in direzione di Malta, dove è transitato con il suo spettacolare occhio, portando dietro di se autentiche bufere di vento che hanno raggiunto l’intensità di uragano di 1^ categoria Saffir-Simpson nelle raffiche più intense su alcune aree ristrette dell’isola.
Ciclone Mediterraneo 7 novembre 2014 SiciliaDurante il tracollo barico, i furiosi venti, da Ovest e O-NO, attivi sul lato sud del vortice, hanno lambito i 152 km/h nella stazione di Bagibba, nella parte nord di Malta. Si tratta di un valore davvero impressionante, ma è sempre una raffica di picco, non un valore mediato per minuto. Per questo sorgono piccoli dubbi sulla reale intensità dei venti, come sul reale valore del minimo barico, per alcuni stimato sui 979 hpa, anche se la struttura vista dalle animazioni dei satelliti era tipica di un vero e proprio “Medicane”. Almeno durante il passaggio fra Lampedusa e Malta l’anello di convenzione circondava perfettamente l’occhio, chiudendolo attorno a imponenti muri di nubi torreggianti, illuminate da continue fulminazioni (frutto della convenzione profonda innescata dal calore latente acquistato sopra il Canale di Sicilia). Il “Medicane” solitamente è contraddistinto da venti molto più violenti, spesso possono toccare punte di 140 km/h e da una pressione centrale molto più profonda che può scivolare persino sui 975 hpa, valore estremamente basso per l’area mediterranea. Nel corso della serata di ieri, subito dopo essere passato su Malta il “TLC”, a causa anche della formidabile forza centrifuga sprigionata, ha cominciato a piegare verso nord-nord/est, risalendo a largo delle coste ioniche della Sicilia, passando vicino Capo Passero nel corso della serata di ieri.
10665845_10204521010938873_2096792856394995932_nDurante la risalita verso nord-nord/est sul territorio isolano, lambito dal quadrante occidentale del “TLC”, il crollo barometrico causato dal suo passaggio così ravvicinato ha attivato venti forti, con raffiche di picco fino a 50 nodi all’imbocco del porto di Siracusa e all’aeroporto Fontanarossa di Catania, con raffiche forti da N-NE e Nord. Nella notte, i venti di burrasca forte, da N-NE, accompagnati da piogge intense, rovesci temporaleschi e mareggiate, hanno sferzato per ore le province di Ragusa, Siracusa e Catania, per effetto dello stazionamento del ciclone, con l’occhio centrale a circa 30 chilometri dalla costa. Fortunatamente i venti di tempesta più violenti sono rimasti attivi sul basso Ionio, dove si è creato un imponente moto ondoso confuso e indeterminabile nella direzione di provenienza dell’onda. In questa fase il ciclone presentava tutte le peculiarietà di un “TLC”,proprio come ai tropici, in un atmosfera “barotropica”, in aria calda. Per molte ore ha mantenuto un occhio ben definito, con spettacolari bande nuvolose spiraliformi tutte attorno, foriere di rovesci e di temporali anche molto intensi, con elevatissimi indici di rain/rate. Il vento forte, che entrava sulle coste della Sicilia orientale con una componente fra N-NE e Nord, più da Ovest fra ragusano e basso siracusano, ha causato, inoltre, 20.000 disalimentazioni elettriche nel siracusano e nel catanese, al momento in via di risoluzione, mentre le mareggiate e frane hanno interrotto, in alcuni tratti, la viabilità sulla statale 114 tra Catania e Siracusa. Solo dalla prima mattinata odierna, con il rientro in quota dei valori della vorticità isoentropica, il sistema ha cominciato a perdere energia, iniziando a dissiparsi sullo Ionio catanese, prima di colmarsi definitivamente, e venire assorbito dal flusso principale, attivo nella media e alta troposfera, sopra lo Ionio.
Fonte: meteoweb

sabato 31 maggio 2014

Aumento termico nel lungo termine, l’Estate si affaccia sul Mediterraneo?

La giornata odierna ha visto lo sviluppo di numerosi temporali che si sono spinti dal crinale Appenninico verso le pianure di tutta Italia. Per la prima volta dopo giorni, l’instabilità ha interessato tutto lo stivale, dalla Lombardia alla Sicilia. Numerosi sono stati i fulmini registrati dalla rete di rilevamento nazionale, così come i nuclei precipitativi mostrati dai tracciati radar.
Nonostante le previsioni per il weekend non siano delle migliori, i modelli iniziano ad intravedere una via di uscita dal periodo instabile che stiamo vivendo ormai da giorni. La situazione attuale vede la contrapposizione tra un Anticiclone delle Azzorre esteso (molto stranamente) verso il Nord Europa e una serie di impulsi instabili che ruotano intorno ad un vortice depressionario principale, situato sui Balcani.
Fonte: meteoindiretta

venerdì 2 maggio 2014

Lungo le coste somale prende forma il Monsone estivo di SO, atteso un deciso passo in avanti di una bella stagione rovente sul Mediterraneo?

In questi ultimi giorni una attività convettiva intensa, ma anche molto disorganizzata, sta interessando un ampio tratto dell’oceano Indiano settentrionale e occidentale, dove sta cominciando a prendere vigore la circolazione monsonica meridionale che caratterizza la stagione estiva, con l’insorgenza della ventilazione da Sud e S-SO a ridosso delle coste somale. L’ampia fascia dove si sta localizzando la forte attività convettiva, con la nascita di imponenti nubi cumuliformi (cumulonembi temporaleschi), spesso alte più di 15-16 km, mette in evidenza la presenza di linee di convergenza nei bassi strati fra l’umida ventilazione sud-occidentale o da O-SO, che inizia a prendere forma nei bassi strati, e le correnti orientali, Easterly Jet Stream”, che di solito spirano nella media troposfera lungo le latitudini tropicali. I temporali più violenti si sono formati proprio nel tratto di oceano compreso fra gli atolli delle Maldive, l’India meridionale, il mar delle Andamane e l’isola di Sumatra, dove sono in azione potenti “Clusters” che creano dei disagi alla navigazione aerea.
Comincia ad affermarsi la circolazione monsonica da SO lungo le coste del Corno d'Africa
Comincia ad affermarsi la circolazione monsonica da SO lungo le coste del Corno d’Africa
L’insorgenza di queste zone di forte convenzione ci indica che l’umido Monsone di SO sta gradualmente guadagnando posizione di latitudine, seguendo il rialzo dell’ ITCZ, epreparandosi ad interessare le coste meridionali dell’India. Già dalle prossime settimane, con il sorgere della circolazione monsonica estiva, i primi temporali e forti acquazzoni colpiranno gli stati dell’India meridionale, ed in particolare quello del Kerala, dove le precipitazioni a prevalente sfogo temporalesco verranno ulteriormente esaltate dalla particolare orografia locale, con la presenza nel vicino retroterra dei rilievi del Ghati occidentali che sbarreranno la strada all’umido flusso sud-occidentale (“forcing” orografico), favorendo la formazione di estesi annuvolamenti cumuliformi che daranno la stura a piogge e frequenti rovesci che persisteranno per tutto il periodo estivo, fino a Settembre e alla prima decade di Ottobre. IlMonsone di SO che stagionalmente, nel periodo estivo, fra Giugno e Settembre, spira dall’oceano Indiano settentrionale in direzione delle coste dell’India, del Pakistan e dei restanti paesi dell’Asia meridionale, lo possiamo ritenere come una sorta di flusso derivato dell’Aliseo di SE che è attivo sull’emisfero australe. L’Aliseo australe di SE, che soffia con grande forza e costanza sull’oceano Indiano meridionale, invece di estinguersi in prossimità dell’equatore, continua il suo moto naturale sull’emisfero settentrionale.
2xaf_jtA causa della rotazione della terra intorno al proprio asse, l’Aliseo di SE, una volta superato l’equatore, tende a deviare la sua direzione, assumendo dapprima la componente da Sud e poi quella da SO, man mano che si sale di latitudine verso nord. La sua intensità è crescente man mano che si passa da 0’ a 10’-15’ di latitudine nord. Sopra tale latitudine il vento, che qui prenderà il nome di Monsone di sud-ovest, diviene sempre più burrascoso fino a raggiungere forza 7-8, nella scala Beaufort, a ridosso delle coste del Pakistan meridionale, e India occidentale fino ad allargarsi all’ampio golfo del Bengala, al mar delle Andamane, golfo del Siam e mar Cinese Meridionale. La graduale risalita dell’ITCZ verso nord lungo il fronte dell’Africa orientale favorirà un notevole rinforzo dell’attività convettiva sui paesi che si affacciano sull’oceano Indiano. L’apporto di aria molto umida dai quadranti meridionali verso le coste somale e quelle dell’India meridionale e lo Sri Lanka, dove nelle ore centrali del giorno il calore irradiato dal sole, prossimo allo Zenith (raggi solari perpendicolari sull’orizzonte nelle ore centrali del giorno), agevolerà lo scoppio dell’attività convettiva e la nascita di varie Celle temporalesche che daranno luogo a locali piogge e temporali a carattere sparso. L’attività temporalesca sul territorio somalo, come nel vicino altopiano etiope, dovrebbe ulteriormente intensificarsi a partire dalle prossime settimane, con l‘ulteriore avanzamento verso nord del “fronte di convergenza intertropicale“ che insegue i passaggi “zenitali“ del sole.
Anticiclone delle AzzorreL’avvento della circolazione monsonica estiva sull’oceano Indiano segnerà un deciso passo in avanti della bella stagione sul Mediterraneo?
Questo spostamento verso nord del “fronte di convergenza intertropicale”, dovrebbe favorire a sua volta una variazione verso nord del baricentro della “Cella di Hadley”, con una contemporanea estensione a settentrione dell’area interessata dai fenomeni di “Subsidenza atmosferica” (correnti discendenti associate a un regime di alta pressione sub-tropicali). Attualmente il baricentro del potente anticiclone sub-tropicale si trova posizionato nel cuore della regione sahariana (ancora lontano dal Mediterraneo per determinare effetti significativi sulle nostre regioni), dove il clima si presenta secco e molto caldo, con il continuo soffio dei polverosi venti di “Harmattan”.  
gl_sst_mmMa nelle prossime settimane la situazione dovrebbe volgere a favore dell’avvento della bella stagione. Difatti, il rallentamento del “getto sub-tropicale” in azione sopra la fascia sahariana, anche se molto graduale, e il suo graduale innalzamento verso nord, agevolerà lo sviluppo, in sede tropicale (visto l’indebolimento dei forti venti occidentale in quota e la creazione di maggiori aree con scarsa ventilazione fino alla media troposfera), di promontori anticiclonici abbastanza robusti e ben strutturati nell’alta troposfera, pieni di aria calda e molto secca in quota, liberi di espandersi fin verso le medie latitudini, interessando più da vicino il Mediterraneo, con le classiche “heat waves“.
caldo1Si tratta per l’appunto di strutture anticicloniche mobili che muovendosi in seno alle ondulazioni del “getto sub-tropicale” (onde tropicali) condizioneranno l’andamento meteo/climatico nella fascia temperata, con prolungati periodi di stabilità e avvezioni calde (con conseguenti “avvezioni di spessore” in quota) sempre più pronunciate, pronte a generare le classiche scaldate tipiche della stagione tardo primaverile/estiva, che potranno risultare anche molto intense sulle regioni meridionali e le isole maggiori. Proprio quello che si verificherà entro metà mese sull’area mediterranea, dove, a causa dell’indebolimento del “getto sub-tropicale” sopra il Sahara centro-occidentale, si potranno generare delle ampie onde “risonanti” atmosferiche che dal cuore del Sahara si allungheranno verso l’Algeria e il nord della Libia, lambendo con la propria cresta il basso Mediterraneo. Segno inequivocabile che la bella stagione ed i periodi di maggiore stabilità e tempo anticiclonico cominceranno a dominare lo scenario meteo/climatico lungo la fascia mediterranea.
Fonte: meteoweb

sabato 5 aprile 2014

Rischio tsunami nel Mediterraneo, le coste più esposte sono quelle di Grecia e Italia

Un terremoto di magnitudo 5.7 è stato registrato ieri sera al largo del Peloponneso in Grecia, ed è stato avvertito in tutto il Sud Italia. Non c’è stato nessun allarme tsunami, ma l’evento ha ricordato che l’Europa mediterranea è esposta non solo a un forte rischio sismico, ma anche a un elevato rischio legato alla possibile generazione di maremoti. Un team di ricercatori europei ha realizzato negli scorsi anni una mappa del rischio tsunami in tutta Europa, utilizzando testimonianze storiche prese da libri e cronache antiche. Da questa mappa emerge un quadro preoccupante: ad essere maggiormente esposte sono le coste della Grecia e quelle dell’Italia, specialmente quelle calabro- siciliane, colpite in passato dal maggior numero di maremoti. Sono esposti al rischio anche i paesi del Nord Africa e del Medio Oriente che si affacciano sul Mediterraneo, oltre alle coste del Portogallo e della Spagna meridionale, sia quelle atlantiche che quelle mediterranee.
La maggior parte dei maremoti si verifica a seguito di scosse sismiche molto potenti che avvengono al di sotto di fondali marini profondi. Queste caratteristiche sono presenti in tutto il settore meridionale del Mediterraneo fino all’Atlantico, dove le profondità del fondale sono alte e dove la placca tettonica africana “si scontra” con quella europea creando quindi una zona altamente sismica.
Fig 1 tsunami arica 1868Uno dei maremoti più distruttivi avvenuti nel Mediterraneo ha avuto luogo nel mar Egeo. Nel 1303 un forte terremoto verificatosi a largo di Creta generò enormi onde che oltre a colpire l’isola greca investirono le coste del Medio Oriente facendo gravi danni. Un altro fra i maremoti più distruttivi avvenuti nell’area europea fu quello che nel 1755 colpì le coste atlantiche del Portogallo e della Spagna del sud, devastando la città di Lisbona e facendo decine di migliaia di mortiin moltissime altre città e paesi situati sulla costa. A produrlo fu un violento terremoto verificatosi nell’Oceano Atlantico. Più recentemente altri maremoti, anche se per fortuna di più modesta entità, hanno colpito le coste greche (nel 1956 al largo dell’isola di Amorgos) e quelle dell’Algeria (nel 2003), facendo danni ma per fortuna poche vittime.
A provocare i maremoti però non sono soltanto le scosse sismiche. Alcuni dei maremoti più disastrosi che hanno colpito le coste mediterranee sono stati prodotti infatti da frane o esplosioni vulcaniche sottomarine. Intorno al 1600 a.C. ad esempio, l’esplosione e il successivo collasso del vulcano Santorini, nel Mar Egeo, provocò uno tsunami con onde che raggiunsero decine di metri di altezza investendo e devastando tutte le coste del Mediterraneo orientale. Sarebbe stato proprio questo evento distruttivo, secondo alcune teorie, a causare l’improvvisa scomparsa della civiltà Minoica a Creta.
Anche il 28 dicembre 1908, in seguito al fortissimo terremoto che sconvolse Messina e Reggio Calabria, ci fu un maremoto. Le onde però non furono provocate dal violentissimo sisma bensì da una enorme frana sottomarina staccatasi a causa delle scosse. Alle migliaia di morti rimasti schiacciati dalle macerie, si aggiunsero quelli causati dall’arrivo dello tsunami, che raggiunse altezze di 13 metri sulle coste calabre. Il bilancio finale fu di oltre centomila morti. Il 6 febbraio 1783, nella stessa zona, era avvenuto un fatto simile: a Scilla, a seguito di un forte terremoto, si staccò una enorme frana che produsse onde anomale alte fino a 9 metri. I morti furono millecinquecento.
Anche nel 2002 ci fu un evento del genere a Stromboliquando un’ enorme frana si staccò dal versante del vulcano precipitando in mare: l’onda anomala prodotto dallo spostamento dell’acqua  investì il porto facendo molti danni e alcune abitazioni furono distrutte. Gli abitanti riuscirono a salvarsi.tsu1755Lisbon1b
Altri tsunami in Italia sono avvenuti nei secoli passati nel Gargano, in Liguria, nelle Marche. Il lavoro di ricostruzione di questi eventi è stato fatto da una equipe di ricercatori italiani che sono risaliti indietro nel tempo attraverso documenti storici, creando una mappa delle zone colpite. In queste zone ci si deve aspettare nel futuro nuovi eventi, e prepararsi per prevenire i danni.
A destare preoccupazione non sono soltanto i terremoti sottomarini, ma anche frane sottomarine o esplosioni vulcaniche, tutti eventi molto probabili al largo delle nostre coste. Nel Tirreno meridionale sono infatti presenti numerosi vulcani sottomarini, come il Marsili, una cui eruzione potrebbe innescare frane e conseguentemente causare onde anomale. Desta inoltre preoccupazione la zona dell’Etna, dove già in passato si sono verificate mega-frane sottomarine: un gruppo di geologi ha scoperto che ottomila anni fa una enorme frana si staccò dal fianco orientale del vulcano siciliano  producendo uno tsunami enorme che colpì buona parte del bacino Mediterraneo.
Di fronte a questo diffuso rischio però, quali sono le misure di salvaguardia per la popolazione? Purtroppo né in Italia né negli altri Paesi europei è presente un sistema di allerta come quello presente nell’Oceano Pacifico. Si è visto recentemente come il Cile sia ben preparato all’eventualità dell’arrivo di onde di maremoto, ed anche il Giappone ha un sistema altamente collaudato di allerta (anche se la vastità dello tsunami dell’11 marzo 2011 superò ogni aspettativa).
Tsunami-reportage_258La prevenzione, che da noi è già assai carente sul piano della pericolosità sismica, diventa nulla quando si parla di rischio tsunami. Soltanto a Stromboli è presente un sistema di allerta, installato dopo l’evento del 2002. Assai carente è anche l’informazione data alla popolazione. Sarebbe invece fondamentale educare chi vive sulle coste a convivere con il rischio. Tutte le popolazioni prossime al mare in aree a rischio dovrebbero sapere che in seguito a forti scosse devono allontanarsi immediatamente dalla spiaggia e cercare zone rialzate. Inoltre tutti dovrebbero imparare a leggere alcuni segni, come l’improvviso ritiro delle acque dalla spiaggia: un forte ritiro delle acque del mare indica l’imminente arrivo di un’onda anomala, e dev’essere perciò il segnale di allarme per andare a rifugiarsi in zone più alte.
Fonte: meteoweb

giovedì 13 febbraio 2014

Come sarà la prossima estate? I segnali dal Mar Mediterraneo

Le grandi piogge e il clima mite degli ultimi mesi potrebbero in qualche modo predire l'andamento della prossima estate sull'Italia: un gennaio particolarmente piovoso, come quello appena trascorso, andrebbe a determinare mesi estivi più caldi ed asciutti della media, sebbene si tratti di un'indicazione soggetta a modifiche sulla base di quello che sarà l'andamento meteo prossimo venturo. Alla base di questa ipotesi ci sono le rilevazioni effettuate nell'Adriatico Settentrionale dagli scienziati del CNR, durante la campagna oceanografica CARPET da poco conclusa. Le correnti marine sarebbero infatti fondamentali nell'influenza sul clima stagionale: il Mar Adriatico è una delle aree del Mediterraneo in cui in inverno si generano le cosiddette "acque dense", quelle che per freddo ed alto livello di salinità tendono a sprofondare in basso favorendo il rinnovamento dei fondali, attraverso l'apporto d'ossigeno, innescando poi una corrente che fa scendere verso sud le acque fredde del fondale lungo tutto il bacino Adriatico.
Nell'attuale inverno, tuttavia, il clima anomalo così mite avrebbe di fatto ostacolo la tipica circolazione termoalina, che genera il meccanismo spiegato sopra. Tra l'altro anche le portate dei fiumi che sfociano in mare, in particolare il Po, hanno generato enormi masse d'acqua poco densa che non potranno così raggiungere i fondali del Basso Adriatico e dello Ionio. Sul Mar Adriatico Settentrionale i dati parlano di una temperatura dell'acqua sul fondo di circa 2 gradi superiore alla media degli ultimi trent'anni. Questo ha rallentato di molto il rinnovamento delle acque, che nel solo gennaio-febbraio 2012, complice un inverno estremamente freddo, aveva invece interessato circa il 60% del volume. Si tratta quindi di una situazione opposta a quella di due anni fa e per gli esperti potrebbe al momento deporre verso un'estate calda. I risultati di Carpet saranno diffusi e discussi dall'Ismar-Cnr, durante un convegno a Vienna, dal 27 aprile al 2 maggio. Nell'immagine in basso l'altezza della superficie del mare, più elevata proprio sull'Alto Adriatico.
(Fonte: meteogiornale)