Purtroppo sarà veramente dura uscire da questa lunga fase di stallo anticiclonico. Anche nella giornata di ieri questo robusto promontorio anticiclonico, che ormai da oltre una settimana si è ben radicato sul bacino centrale del Mediterraneo, presentando i propri massimi barici al suolo in corrispondenza della Corsica, ha continuato ad “avvettare” masse d’aria eccezionalmente calde e secche in quota, di stampo sub-tropicale marittimo, verso l’Italia centro-settentrionale.
Questo flusso insolitamente caldo in quota, per il mese di Novembre, sta continuando a regalarci nuovi record mensili di caldo. Soprattutto nelle località di montagna di Alpi e Appennino settentrionale, dove la quota dello
“zero termico” si è impennata ben oltre i 4500 metri, come avviene di solito nelle ondate di calore che caratterizzano il mese di Luglio o di Agosto. Praticamente solo le vette del monte Bianco e del monte Rosa sono state le uniche zone di alta montagna a rimanere su valori di poco sotto i
+0°C. Sul resto delle cime alpine, inclusa la Capanna Margherita, il rialzo termico oltre il muro dello zero è stato inevitabile. Fra i tanti
record di caldo mensili stabiliti su tutti spicca quello archiviato dalla stazione meteorologica del monte Cimone, gestita dal
Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare.
Basti pensare che nella giornata di ieri la centralina della stazione meteorologica, ubicata a ridosso della cima del Cimone, ad una quota di ben 2165 metri sopra il livello del mare, ha misurato una temperatura massima di ben
+17°C. Un valore davvero eccezionale per Novembre che ben si associa alle isoterme presenti lungo la superficie isobarica dei 850 hpa, con picchi di oltre
+16°C +17°C registrati dai radiosondaggi sulla verticale della pianura Padana. Da notare, inoltre, come queste temperature, veramente eccezionali per il periodo, siano associate a tassi dell’umidità relativa particolarmente bassi, anche inferiori al
30% 25%.
Segno della presenza di intense
“Subsidenze atmosferiche” (lenti moti discendenti in seno alla colonna d’aria) che hanno il merito di schiacciare e comprimere le masse d’aria verso i bassi strati, scaldandole e deumidificandole per effetto
“compressivo”. Si tratta delle tipiche dinamiche troposferiche che contraddistinguono i robusti promontori anticiclonici aventi una forte radice sub-tropicale (geopotenziale molto elevato alla quota di 500 hpa), in questo caso di origine oceaniche (e non continentale come capita spesso in estate con l’anticiclone africano). E le notizie per i prossimi giorni sono tutt’altro che confortanti. L’anomalia climatica di questo strano Novembre 2015 pare voglia continuare indisturbata, almeno fino all’ultima decade del mese.
Insomma un blocco anticiclonico duro a morire nel bel mezzo di quella che dovrebbe essere la stagione più piovosa dell’anno. Difatti anche se dal punto di visto termico la situazione andrà, seppur molto gradualmente, a migliorare, pur rimanendo ben al di sopra delle medie stagionali, sotto l’aspetto della mancanza di precipitazioni la situazione potrebbe peggiorare su molte regioni del centro-nord, data la latitanza delle vere piogge autunnale. Mentre Alpi, Prealpi e Appennini continuano a rimanere spogli di neve fin dalle quote più alte, con la conseguente diminuzione della portata dei grandi bacini idrografici. Ma se per parte del centro-nord la prosecuzione del clima secco di questi giorni potrebbe avere delle ripercussioni nel medio-lungo termine, per le regioni meridionali, ed in modo particolare per le zone ioniche di Calabria e Sicilia duramente provate dalle abbondanti precipitazioni e dagli eventi alluvionali degli ultimi mesi (accumuli parziali annui fino a
1500-2000 mm), questa fase asciutta e soleggiata rappresenterà di sicuro un sollievo.
In particolare per quelle zone della Calabria ionica e della Sicilia orientale vulnerate dai fenomeni di dissesto idrogeologico (frane, smottamenti, colate di fango, erosione). Nei prossimi giorni con l’intensificazione ulteriore del flusso zonale sull’Atlantico settentrionale, per l’inspessimento del
“gradiente barico orizzontale” al suolo e del
“gradiente di geopotenziale” in quota fra il bacino del Mediterraneo e l’Europa centrale, la poderosa impalcatura anticiclonica radicata sul bacino centrale del Mediterraneo tenderà ad essere “schiacciata” lungo i paralleli, imprimendogli un assetto di tipo zonale, con il baricentro della figura anticiclonica disteso fra la Spagna e l’Italia. Questo promontorio anticiclonico si configurerà nel tipico pattern da
“AO” e
“NAO” positivi.
Il ricompattamento del vortice polare troposferico sopra l’Artico
Questo tipo di schema barico, associato al ricompattamento del vortice polare troposferico sul mar Glaciale Artico, indotto molto probabilmente da un sensibile raffreddamento della stratosfera sopra l’Artico, tende ad intensificare notevolmente il “gradiente barico orizzontale” (notevolissimi divari pressori fra l’Islanda e le isole Azzorre) lungo tutto il medio-alto Atlantico, dove si viene a creare un fitto groviglio di isobare fra la profonda depressione extratropicale oceanica, proveniente dalle coste di Terranova, e il promontorio anticiclonico azzorriano, disteso in modo zonale sull’Atlantico centro-settentrionale, con massimi barici al suolo posizionati fra i 30° e i 35° di latitudine nord. Ciò renderà il promontorio anticiclonico sub-tropicale stazionario sul bacino centro-occidentale del Mediterraneo per almeno altri 9-10 giorni, mentre a latitudini più elevate il flusso perturbato principale riprenderà vigore sopra i 50° di latitudine nord, con lo sviluppo e il veloce passaggio di diversi e profondi cicloni extratropicali che dall’Atlantico settentrionale si muoveranno verso le Isole Britanniche, il mar del Nord e la Scandinavia, portando venti anche tempestosi, da SO e O-SO, accompagnati da piogge e rovesci.
Fonte: meteoweb