E’ tornato l’inverno sull’Italia in questi ultimi giorni del mese di marzo: si tratta del classico colpo di coda invernale, conosciuto nella nostra tradizione popolare con la leggenda dei “giorni della vecchia“, o “giorni imprestati“. Nel folklore rurale e campestre dell’Italia d’un tempo, infatti, gli ultimi tre giorni di marzo (29, 30 e 31 marzo) erano quelli caratterizzati da un brusco ritorno del freddo. Ovviamente non era una previsione esatta, ma una tendenza di massima sul periodo di fine marzo / inizio aprile come quello del possibile ritorno del freddo.
Il termine “giorni della vecchia” deriva da un’antica leggenda popolare: si narra, infatti, che quando marzo aveva solo 28 giorni, una vecchietta pregustando ormai il tepore della primavera, disse: “marzo, ormai farmi danno tu non puoi più, perché oggi già è aprile e il Sole è già su!“. Fu così che marzo “offeso”, chiese tre giorni in più ad aprile e li utilizzò per fare arrivare di nuovo sulla terra il freddo invernale.
La leggenda si basa effettivamente sul vero andamento climatico dell’ultima decade di marzo, in cui spesso e volentieri si verifica uncolpo di coda dell’inverno dopo i primi tepori primaverili. I “giorni della vecchia” fanno parte di una serie di periodi che popolarmente sono conosciuti come “nodi del freddo“, cioè quei bruschi “rigurgiti” invernali che si verificano durante la prima parte della primavera. Un altro di questi “nodi del freddo”, ad esempio, è il “nodo del cuculo” del 10 aprile, poi c’è il “nodo di San Marco” (25 aprile) e il cosiddetto “maggio francese” (11 e 12 maggio). La primavera, a prescindere dai “nodi”, vede infatti un ciclico percorso di “risveglio” della natura con temperature in graduale aumento e giornate via via sempre più miti, stabili, lunghe e luminose. Ma anche periodi freddi e perturbati fanno parte di questa stagione che, infatti, proprio per questo si differenzia dall’estate.
Fonte: meteoweb