L’inverno 2013-2014 sulle Alpi italiane e’ stato il secondo piu’ nevoso dal 1930, preceduto solo dalla stagione 1950-1951. Favorito il distacco delle valanghe, di cui si e’ registrato il numero “piu’ elevato dal 1980 ad oggi”. E’ quanto emerge da uno studio dell’Associazione interregionale neve e valanghe. Da dicembre a febbraio le temperature sono state miti, con un valore superiore di 1,7 gradi rispetto alla media stagionale. La maggior quantita’ di neve e’ caduta sulle Alpi centrali e orientali.
Sono stati 22 i morti in valanga sulle Alpi italiane nell’inverno 2013-2014, un dato superiore alla media trentennale (19). Otto di queste persone – riporta uno studio pubblicato dalla rivista dell’Aineva – erano prive dell’apparecchio Artva, utile a rintracciare i dispersi in caso di slavine. Nel 42% dei casi sono stati coinvolti sci alpinisti, nel 38% sciatori in fuoripista e nel 7% alpinisti. Il 73% dei decessi si e’ verificato nel Nord ovest (8 in Piemonte, 5 in Valle d’Aosta, 3 in Lombardia). In Emilia-Romagna sono stati registrati due decessi mentre un decesso e’ segnalato per le regioni Abruzzo, Veneto, per la provincia di Bolzano e per quella di Trento. Per la prima volta da quando e’ in uso la scala a 5 gradi per il pericolo valanghe (dal 1994) in Veneto e Friuli-Venezia-Giulia e’ stato utilizzato il grado 5-molto forte. “Nelle Alpi centrali – si legge nel rapporto ‘Neve e valanghe’ – la precipitazione nevosa e’ stata di molto superiore alla media e in crescendo, passando da +140% di dicembre a +280% di febbraio”. Quantitativi “importanti” anche sulle Alpi orientali e, in misura minore, su quelle occidentali.