COMMENTO
L’eccezionalità climatica dell’inverno 2013-2014 si è manifestata con una serie di eventi nevosi particolarmente significativi, specie sulle Alpi centrali ed orientali dove, di conseguenza, si è avuta un’attività valanghiva spontanea rilevante anche per l’interessamento diretto di aree antropizzate.
Sulle Alpi occidentali l’inverno è stato nevoso anche se non ha assunto il carattere di eccezionalità. In questo articolo sono descritti gli eventi nivometeorologici
più interessanti della stagione invernale registrati nelle singole Regione e Provincie Autonome aderenti all’AINEVA e le principali ricadute che questi eventi hanno avuto sul territorio.
I report, realizzati dai vari servizi valanghe regionali, non sono certamente esaustivi dell’andamento della stagione invernale a livello locale, ma sono dei “focus” mirati che hanno lo scopo di evidenziare le problematiche più rilevanti che si sono
manifestate nelle singole realtà e che hanno avuto ricadute importanti sulle attività economico-produttive e sul sistema di protezione civile. Vengono inoltre descritti alcuni fenomeni di particolare interesse che hanno interessato la stagione invernale quali il gelicidio, le valanghe da slittamento, la neve colorata, eccetera.
FRIULI VENEZIA GIULIAPer la verità l’inizio della stagione, sotto il punto di vista dell’innevamento, non è
stato dei migliori. La prima nevicata importante che ha interessato la Regione
fino a fondovalle è stata quella del 22 novembre 2013. Successivamente periodi di
alta pressione con scarse precipitazioni e temperature piuttosto miti hanno caratterizzato l’intero mese di dicembre e quasi tutto gennaio; solo alla fine, appunto, del mese di gennaio e precisamente il 30, la situazione meteorologica ha avuto una
svolta decisa verso un peggioramento con precipitazioni abbondantissime che hanno
fatto balzare il grado di pericolo valanghe da 2-moderato a 5-molto forte nel giro
di 48 ore.
Va sottolineato che dal 1972 e cioè da quando è cominciata l’emissione
del bollettino valanghe, in Regione per la prima volta è stato usato il grado massimo di pericolo.
Da tale momento gli eventi si sono susseguiti con un ritmo incalzante portando gli
spessori di neve al suolo a livelli record; basti pensare che da fine gennaio a fine
marzo, ad esempio al Rifugio Gilberti a Sella Nevea (1830 m), sono stati misurati
ben 890 cm di sommatoria neve fresca e una altezza neve al suolo di 670 cm, per
un totale stagionale di neve caduta (fine novembre - 30 aprile 2014) di 1567 cm
Oltre che per le forti precipitazioni questa stagione è stata caratterizzata pure da un
anomalo andamento delle temperature che sono risultate quasi sempre sopra i valori
medi stagionali.
Merita inoltre una specifica attenzione anche un particolare episodio meteorico
definito “gelicidio” avvenuto nella prima decade del mese di febbraio, che ha interessato la zona di Taipana, Montemaggiore e le alte valli del Torre e del Natisone, zona quest'ultima al confine con la Slovenia.
In quest'area l’irruzione di aria molto fredda da nord-est nei bassi strati durante una
precipitazione prevalentemente piovosa ha determinato la glaciazione dell’acqua di
precipitazione su tutti gli oggetti al suolo al momento della sua deposizione, causando
così un vero e proprio cataclisma nei boschi italiani, sloveni e fino a oltre il confine
ungherese con conseguente devastazione anche delle linee elettriche.
VENETO
L’inverno 2013-2014 è stato caratterizzato, specie nella sua parte centrale, da
frequenti episodi nevosi. Gli eventi principali, quelli cioè che hanno prodotto apporti significativi di neve fresca, sono stati 15 ma, sia da un punto di vista nivologico che valanghivo, 2 di essi sono stati particolarmente significativi: quello del 25-27 dicembre 2013 e quello del30 gennaio - 5 febbraio 2014.
Inoltre, a seguito del secondo episodio, si è manifestata una fase critica insolitamente prolungata che si è protratta fino alla prima decade di marzo causata da valanghe da slittamento ritardate.
In occasione del primo episodio (25-27 dicembre), la neve fresca pesante, oltre a causare il distacco di numerose valanghe, ha provocato la caduta di molti alberi a tutte
le quote che diffusamente hanno interrotto le vie di comunicazione e generato blackout della corrente e della telefonia mobile per 36/48h in gran parte delle valli dolomitiche.
Alcuni giorni dopo il termine dell’evento nevoso, il 5 gennaio, nei pressi di Misurina
si è verificato un incidente mortale da valanga che ha coinvolto uno sci alpinista.
Il secondo episodio importante (30 gennaio-5 febbraio) entrerà negli annali perché per la prima volta, sul territorio montano veneto, è stata raggiunta la soglia massima di pericolo valanghe con grado 5-molto forte.
A fine evento, in alcuni settori la sommatoria massima di neve fresca è statadi 200-250 cm. Per sei giorni consecutivi nelle Dolomiti e per cinque giorni nelle Prealpi il pericolo
di valanghe è rimasto 5-molto forte a causa di continui distacchi spontanei, anche di grandi dimensioni, che in più occasioni hanno raggiunto il fondovalle.
Il cumulo massimo di neve fresca registrato è stato nelle Dolomiti a Col dei Baldi
(1900 m) con 120 cm e nelle Prealpi a Campomolon (1735m) con 52 cm.
Nelle Dolomiti quantitativi significativi si sono registrati anche a fondovalle con 65
cm a Cortina (1265 m), mentre nelle Prealpi a fondovalle è quasi sempre piovuto.
La neve umida e pesante ha determinato condizioni di spiccata instabilità con conseguenti numerosi distacchi di valanghe anche di fondo.
(...)
TRENTINO
In Trentino, per comprendere l’eccezionalità delle precipitazioni nevose della stagione invernale 2013 -2014, è necessario in primo luogo soffermarsi a controllare i rilievi
dei settori orientale della provincia; quelli che fanno riferimento ai massicci montuosi
delle Pale di San Martino e Lagorai-Cima d’Asta. Le stazioni di rilevamento dislocate in queste zone hanno infatti registrato valori di sommatoria della neve fresca da
record; ma l’aspetto che forse più rimarrà nei ricordi sarà molto probabilmente quello
delle immagini con le impressionanti quantità di neve depositata al suolo e sulle
coperture dei fabbricati.
Tra i tanti danni che la stagione invernale appena conclusa ha lasciato, alcuni riguardano infatti anche il cedimento dei tetti di alcune strutture.
Valori analoghi sono poi stati registrati nel settore occidentale del territorio provinciale,
sui versanti meridionali del gruppo dell’Adamello e delle Dolomiti di Brenta
Di conseguenza, sono stati questi gli ambiti montani maggiormente interessati da
fenomeni valanghivi; eventi che, in alcune occasioni, hanno raggiunto e superato i
limiti storicamente conosciuti e che resteranno pertanto a lungo nella memoria delle
popolazioni valligiane trentine.
Tra le tante località che hanno subito disagi, quella che più spesso è balzata “all’onore
delle cronache” è stata sicuramente quella di Passo Rolle; la strada statale che collega
la nota località turistica di Fiera di Primiero con le Valli di Fiemme e di Fassa ha subito
infatti notevoli disagi a causa del pericolo valanghe, che è sempre stato elevato e che
ha comportato la chiusura dell’importante arteria viaria per più di 70 giorni nel corso
dell’inverno!
I disagi sono iniziati dalla sera del giorno di Natale; tra il 25 e 26 dicembre 2013 un’intensa perturbazione ha interessato le Alpi meridionali apportando, in poco più di 36 ore, mediamente dagli 80 ai 140 cm di neve fresca.
La nevicata, grazie alle temperature relativamente miti che hanno consentito un
rapido assestamento del manto ed alla sostanziale assenza di vento, non ha comunque
determinato valanghe importanti, ma non sono mancati i disagi al traffico, con
code di automobilisti fermi in val Rendena, val di Fiemme e Fassa, val di Non e di Sole.
La chiusura di alcuni valichi, come Passo Tonale, Passo San Lugano (tra la Val d’Adige e Val di Fiemme), Passo Campo Carlo Magno (tra la Val di Sole e la Val Rendena) o la strada del Monte Bondone (la montagna
di Trento!) è stata determinata più dallo schianto di numerose piante cariche di neve
umida, che dal pericolo valanghe.
Schianti che hanno causato anche l’interruzione della corrente elettrica in molte vallate.
Il mese che però ha maggiormente contribuito a rendere eccezionale la stagione
invernale 2013 -2014 è stato sicuramente gennaio; mese stranamente caldo e umido,
contraddistinto spesso da giornate grigie e nebbiose più tipiche del periodo autunnale
che di quello invernale e con precipitazioni da record, che hanno determinato spessori
di neve al suolo superiori alla stagione invernale 2008 -2009, ricordata da tutti come
particolarmente nevosa.
I quantitativi medi di neve fresca accumulata sono stati ragguardevoli:
ai 2000 metri di quota si sono registrati mediamente 340 cm, mentre ai 1000 metri i valori si sono attestati intorno ai 120 cm; andamento che conferma la
presenza di uno zero termico generalmente elevato per il periodo in questione, tanto
che la neve ha fatto la sua comparsa nella città di Trento (195 m slm) solo il 31 gennaio,
con una decina di centimetri di neve umida, che ha lasciato presto nuovamente
spazio alla pioggia.
Stessi quantitativi si sono ripetuti anche a febbraio, ma l’eccezionalità è determinata dal fatto che il mese di gennaio in Trentino è solitamente secco e molto freddo, ed eventualmente ventoso, causa l’influenza dell’anticiclone russo. Nello specifico, gli eventi con precipitazioni nevose più importanti si sono verificati il 4 gennaio, con una quantità di neve fresca cumulata a 2000 m, in circa 35 ore, di 50-80 cm sui settori occidentali (a 3000 m si sono osservati valori di 100 -120 cm), di 50-60 cm sui settori orientali; e di 50-60 cm sui settori meridionali. A questo è poi succeduto un periodo di mal tempo dal 14 al 20 gennaio circa, con nevicate inizialmente fino sul fondovalle e poi con limite della neve a 600 – 1000 metri che ha determinato un incremento degli spessori di neve al suolo di 70 – 80 cm.
Altri fenomeni particolarmente intensi e persistenti si sono poi registrati dal 30 gennaio
fino al 10 febbraio; le nevicate hanno incrementato ulteriormente di 100 -150
cm gli spessori del manto nevoso.
(...)
FINE PRIMA PARTE
Fonte: meteolive