L’Italia è tartassata dal maltempo che quest’anno non ha concesso alcuna tregua al nostro Paese neanche durante il trimestre estivo. Negli ultimi giorni è stato un vero e proprio disastro: lunedì mattina sono stati devastati i litorali dell’Emilia Romagna, lunedì sera il lungomare di Reggio Calabria e poi martedì mattina tutto il basso Tirreno tra Calabria e Sicilia. Gravissimi i danni agli operatori turistici che adesso chiedono agli enti locali e al governo la dichiarazione dello “stato di calamità”. Ovviamente dispiace per i danni a chi lavora tra mille difficoltà e con grandi sacrifici in un settore importante come il turismo, ma ci chiediamo se questo disastro – l’ennesimo – servirà quantomeno a far capire quant’è importante la scienza della meteorologia, ancora oggi in Italia troppo bistrattata e considerata alla stregua dell’astrologia, come se fossimo ancora nel Medioevo.
Che sarebbe arrivato un violento peggioramento lo scrivevamo a chiare lettere da almeno una settimana. E soprattutto al Sud, ad esempio a Reggio Calabria dove lunedì mattina splendeva ancora il sole e faceva caldo con picchi di +32°C, nessuno credeva alle previsioni meteo che indicavano in modo chiaro l’allerta per le prossime ore. Ovviamente questo discorso vale per tutti, tanto per gli operatori turistici che avrebbero potuto utilizzare il tempo utile per salvaguardare le loro strutture ritirando gli ombrelloni e gli altri arredi dalle zone più vicine al mare, ma anche per i cittadini comuni. Quasi tutte le tragedie naturali legate ad alluvioni e maltempo, infatti, sono provocati dall’incoscienza di chi sottovaluta le previsioni meteo e finisce punito dagli stessi fenomeni meteo estremi. E’ successo lunedì sulle Alpi, dove un gruppo di alpinisti aveva deciso di rinunciare alla scalata del monte Disgrazia proprio a causa delle avverse condizioni meteo previste per le ore successive. In quattro, invece, hanno deciso di avventurarsi lo stesso. Sono precipitati in un crepaccio e sono morti tutti.
Con tutto il rispetto per le vittime e per i danni, appare inutile versare lacrime di coccodrillo dopo che avviene un disastro quando nel 2014 grazie alla scienza meteorologica si potrebbe prevenire tutto. Basterebbe fidarsi, come accade negli altri Paesi del mondo con una mentalità popolare e scientifica decisamente più sviluppata e avanzata di quella italiana. La meteorologia non è astrologia. La meteorologia è una scienza. Le previsioni meteo sono uno straordinario strumento di utilità sociale. Rimaniamo basiti quotidianamente dalla lettura di articoli e considerazioni, sui giornali e sui social network, di grandi professoroni tuttologi che accusano i meteorologi di arricchirsi speculando sul meteo a furia di “urlare” le previsioni e fare click, così come è stato sconvolgente l’attacco che il settore meteorologico ha dovuto subire in Veneto ed Emilia Romagna da operatori turistici e istituzioni che volevano denunciare i meteorologi perché “dicendo che pioverà danneggiano il turismo“. Vorremmo invece che qualcuno raccontasse la storia di qualche operatore balneare attento e scrupoloso che grazie alle precise previsioni del tempo ha messo in sicurezza la propria struttura evitando danni; vorremmo che qualcuno raccontasse la storia di una famiglia o di qualche persona che grazie alla puntuale allerta meteo ha rinunciato a un’attività all’aperto salvandosi la vita; vorremmo che qualcuno raccontasse quanto le previsioni del tempo abbiano un’utilità sociale straordinaria e che per rendere effettiva questa utilità bisogna “urlarle” perché altrimenti la gente non ci crede (anzi, a volte non ci crede lo stesso!).
Sappiamo bene che al prossimo peggioramento tutto questo disastro sarà già nel dimenticatoio e che continueranno a dirci che siamo “allarmisti”. Succede quando ci sono decine di morti per le alluvioni e le frane, figuriamoci adesso per qualche lido distrutto. Ma sarebbe bene preservare questa memoria, fidarsi del meteo, attivare quelle misure di auto-protezione essenziali per tutelare se stessi e i propri beni. Non ci sarà quindi più bisogno di versare lacrime di coccodrillo.
Fonte: meteoweb