Come previsto da mesi, quella del 2014 verrà ricordata come una stagione degli uragani particolarmente intensa per il Pacifico orientale, a causa di diversi fattori, come il posizionamento piuttosto elevato dell’ITCZ, la traslazione verso levante della“MJO” e il contemporaneo riscaldamento delle acque superficiali del Pacifico orientale, indotto dal fenomeno di “El-Nino”. L’ultimo della serie è proprio l’uragano “Odile” che dopo essersi notevolmente intensificato nel pomeriggio di domenica 14 Settembre, toccando la 4^ categoria della scala Saffir-Simpson, con venti medi sostenuti ad oltre i 200 km/h e una pressione centrale scesa ad un picco di ben 922 hpa, nella giornata di ieri ha toccato terra sulla parte più meridionale della Baja California, come uragano di 3^ categoria. Poco prima di toccare l’area di Cabo San Lucas, fortunatamente, “Odile” ha perso parte della sua potenza distruttiva, grazie anche al risucchio, da parte della stessa profondissima circolazione ciclonica, di aria più secca dall’entroterra desertico del Sonora, che ha declassato l’uragano dalla 4^ alla 3^ categoria della Saffir-Simpson, con venti medi sostenuti scesi sotto i 180 km/h nell’area attorno l’occhio centrale.
Ma nonostante questo parziale indebolimento il passaggio molto ravvicinato del nucleo centrale del ciclone tropicale ha portato, sulle coste meridionali della Baja California, venti molto forti, che hanno raggiunto l’intensità di uragano fra Cabo San Lucas e San Jose del Cabo, con raffiche che hanno superato i 150-160 km/h nei punti più esposti della costa meridionale della Baja California. Nelle ore che hanno preceduto e accompagnato il “landfall” di “Odile” una stazione meteo amatoriale a Santa Rosa, a circa 3 miglia dalla costa della città costiera di San Jose del Cabo, ha registrato un impressionante raffica di picco fino a 114 mph, ben 183 km/h. Un valore davvero impressionante che mette in evidenza la reale potenza dell’uragano “Odile”. Ma oltre ai venti, a tratti davvero violenti, e ai forti rovesci di pioggia scaricati dalle bande nuvolose in scorrimento lungo il bordo orientale dell’uragano, hanno determinato forti mareggiate che hanno duramente colpito le coste più meridionali della Baja California, inclusa la rinomata spiaggia di Cabo San Lucas che è stata investita da imponenti onde, alte anche più di 5-6 metri, che hanno intorbidito le acque dell’oceano per diverse miglia dalla costa. I fortissimi e turbolenti venti ciclonici, spazzando con forza il tratto di oceano a sud della Baja California, hanno alzato ondate di “mare vivo” davvero imponenti, che hanno raggiunto picchi di oltre i 7-8 metri, ma con “Run-Up” anche superiori a pochi di chilometri dal passaggio dell’occhio centrale. Il moto ondoso creato dai violenti “venti di sbarramento”, che ruotavano a grandissima velocità attorno il profondissimo minimo barico centrale, era molto confuso, e h agevolato la formazione di grandi onde provenienti da più direzioni. Questo tipo di moto ondoso, piuttosto confuso, è tipico dentro i cicloni tropicali, dato l’andamento molto turbolento dei venti ciclonici e la considerevole forza centrifuga che caratterizza il ciclone, il quale presenta un potentissimo“gradiente barico orizzontale” molto ristretto che rende i venti ancora più furiosi.
Pertanto una parte di queste grandi ondate, alte anche più di 5-6 metri, soprattutto quelle sviluppatesi lungo il bordo nord-orientale e orientale del ciclone tropicale, sono andate a rompersi con grande impeto sulle coste sud-orientali della Baja California, causando un significativo arretramento dell’arenile indotto dalle violente mareggiate. “Odile” è stato l’uragano più forte che ha interessato direttamente la penisola di Baja, dopo il passaggio dell’uragano “Olivia” del 1967, che causo danni maggiori. Ma nessuno di questi è mai riuscito a uguagliare, in termini di venti molto forti e piogge torrenziali, l’uragano “Kiko” del 1989, che aveva effettuato il “landfall” poco a sud della città di La Paz come ciclone di 3^categoria Saffir-Simpson. Durante il “landfall” di “Odile i residenti della zona e i tanti turisti presenti nell’area di Los Cabos hanno subito i danni della tempesta, con strade, alberghi e abitazioni distrutte (finestre in frantumi, asfalto sgretolato, facciate danneggiate dai detriti spinti dal vento). Alcune persone sono state ferite dalle schegge di vetro, mentre molte strade sono impraticabili e il maltempo ha provocato anche dei danni. In migliaia di persone (circa 30.000 secondo gli ultimi aggiornamenti) si sono letteralmente accovacciate nei rifugi anti-uragano già dalla scorsa notte.
Purtroppo la zona non è molto ricca, con tanti quartieri fatti di case fragili, abitati da piccole comunità di pescatori. A causa delle forti raffiche di vento, che hanno raggiunto picchi di oltre130-140 km/h, decine di voli aerei sono stati cancellati, e molti turisti sono accampati nell’aeroporto internazionale di Los Cabos con la speranza di partire al più presto. Interagendo con i rilievi che caratterizzano le aree interne della Baja California “Odile” sta cominciando ad indebolirsi, venendo rapidamente declassato in uragano di 2^ categoria Saffir-Simpson, che sta apportando forti venti, con punte di oltre i 110 km/h a Rancho el Jaral. Entro la mattinata di oggi l’uragano scenderà alla 1^ categoria, cominciando a rappresentare una seria minaccia per il Messico settentrionale e i confinanti stati degli USA sud-occidentali. Anche se l’entrata di aria più secca, dall’entroterra desertico messicano, all’interno del ciclone tropicale contribuirà a inibire l’attività convettiva, la circolazione ciclonica riuscirà ad aspirare dal Pacifico tropicale e dalla depressione tropicale “Sixteen” aria molto umida che manterrà attiva la convenzione durante il declassamento del sistema a tempesta tropicale.
Fra domani e giovedì quest’umidità tropicale rischia di spingersi verso lo stato messicano del Sonora e il sud dell’Arizona, scaricando su questi piogge molto abbondanti, sotto forma di temporali intensi o veri e propri nubifragi capaci di causare nuovi gravi “flash floods” nelle aree desertiche, lungo il confine fra il Messico e gli Stati Uniti. Il contributo dell’umidità sprigionata dal dissipamento della tropical storm potrebbe essere molto abbondante, soprattutto nella media troposfera. In tal caso si verrebbe a creare una situazione molto pericolosa, ideale per lo scoppio di manifestazioni temporalesche particolarmente violente, specie sull’Arizona centro-meridionale.
Fonte: meteoweb