
Per la seconda volta di fila in questo inverno un po’ di freddo ha raggiunto l’arcipelago delle Hawaii, dove le temperature hanno subito una significativa discesa, sotto la soglia dei +15°C +17°C. Il freddo si è avvertito soprattutto nelle aree costiere di Kahalui, Lihue, dove i termometri sono scesi anche sotto la soglia dei +15°C. Le fredde correnti dai quadranti nord-occidentali che hanno investito le Hawaii, facendo scivolare i termometri sotto la soglia dei +15°C +16°C in varie località costiere dell’arcipelago statunitense, sono scivolate lungo il bordo orientale di un promontorio anticiclonico che ha posizionato i propri massimi barici al suolo, di oltre i 1030 hpa, nel tratto di oceano appena ad ovest delle suddette isole. Le masse d’aria, d’origine sub-polare marittima, in discesa dal mar di Bering e dalle isole Aleutine lungo il bordo orientale del promontorio anticiclonico del Pacifico settentrionale, attraverso una sostenuta ventilazione da NO e N-NO, hanno invaso il Pacifico nord-orientale, venendo richiamate da una depressione (extratropicale), con annesso sistema frontale nei bassi strati, che si è rapidamente spostata verso l’entroterra della California, il Nevada e il Middle-West.
L’aria fredda, di origine sub-polare, scivolando sopra le più calde acque oceanico del Pacifico sub-tropicale si è un po’ in stabilizzata, riscaldandosi sensibilmente nei bassi strati. Tale riscaldamento della fredda massa d’aria, nei bassi strati, ha riacutizzato l’instabilità, visto che nella media troposfera le correnti nord-occidentali hanno continuato a mantenere le loro origini fredde. Tali contrasti termici, esacerbano il“gradiente termico verticale” in seno alla massa d’aria polare, hanno prodotto anche una discreta attività convettiva, favorendo la formazione di isolati annuvolamenti cumuliformi che sono stati capaci di dare la stura a isolate piogge e rovesci che hanno assunto prevalente carattere nevoso sulle cime più elevate delle Hawaii, seppur a quote molto alte, sopra i 3000. Una spolverata di neve ha coperto di bianco la cima del Mauna Kea e il Mauna Loa, con accumuli solo a partire dai 3000-3200 metri di altezza. Ma la neve non è riuscita ad attaccare al di sotto dei 3200 metri, come invece capitava molto spesso fino agli anni 90, quando sul Mauna Kea o sullo stesso Mauna Loa si verificavano vere e proprie tempeste di neve, seppur sempre in alta quota. Bisogna ricordare che fuori dall’isola principale di Hawaii, sulle alture delle restati isole dell’arcipelago l’ultima nevicata risale a 3 anni fa.
Difatti, proprio nel Gennaio del 2011, sulla cima dell’Haleakala, nell’isola di Maui, si era verificata una bella nevicata, che è stata in grado di imbiancare l’intera cime, regalando dei paesaggi davvero suggestivi a picco sull’oceano Pacifico. Da allora la neve ha latitato un po’ su tutte le vette dei principali vulcani hawaiani. Addirittura sul Hualalai l’ultima vera nevicata risale all’inverno del 1937. Il manto nevoso presente sulle cime del Mauna Kea del Mauna Loa, nell’isola di Hawaii, dovrebbe resistere anche nelle prossime settimane, nonostante il ritorno delle più calde masse d’aria, d’estrazione sub-tropicale marittima, che contribuiranno a far aumentare le temperature, riportandole in media con i valori tipici per il periodo. Nel frattempo la West Coast degli USA si prepara a fare i conti con un nuovo carico di piogge e neve sui rilievi della Catena Costiera per il passaggio dell’ennesimo sistema frontale proveniente dal Pacifico settentrionale. Fra oggi e domani i cieli, fra British Columbia, stato di Washington, Oregon e California, continueranno a presentarsi irregolarmente nuvolosi o coperti, con piogge e rovesci che potranno risultare piuttosto persistenti fra l’Oregon e la California settentrionale.
Il sistema frontale, inserito in un letto di intense correnti occidentali nella media troposfera, durante il suo passaggio sarà accompagnato nei bassi strati da moderata e umidissimi venti da SO e O-SO che convoglieranno masse d’aria molto umide e miti, di origine sub-tropicale marittima, che dal tratto di oceano attorno le Hawaii tendono a spingersi verso le coste dell’Oregon e della California, ammassando imponenti annuvolamenti lungo il versante occidentale della Catena Costiera e della Sierra Nevada. Il consistente “forcing” orografico imposto da questi rilievi alle umidissime correnti oceaniche da SO, in arrivo dal Pacifico, riuscirà inoltre ad enfatizzare le piogge, rendendole ancora più persistenti ed intense nei settori maggiormente aperti a sud-ovest. La forte acclività di queste montagne costringerà l’aria temperata e molto umida oceanica a salire bruscamente verso l’alto, favorendo la sua rapida condensazione, con la conseguente formazione di estesi annuvolamenti e precipitazioni. Le piogge e i rovesci più intensi dovrebbero interessare l’area fra la baia di San Francisco e Aberdeen, nell’Oregon, dove non si escludono fenomeni localmente intensi, esaltati dal notevole “forcing” orografico esercitato dai rilievi della Catena Costiera. Ma se sulle aree costiere e a bassa quota sono previste abbondanti precipitazioni, sulle montagne della California e dell’Oregon, sopra i 1200-1400 metri, cadranno fitte nevicate che imbiancheranno la Catena Costiera e la Catena delle Cascate. Nella giornata di domani, dopo il passaggio del sistema frontale, nevicate abbondanti dovrebbero cadere anche sul versante occidentale delle Montagne Rocciose, fra Utah e Idaho, dove si prevedono accumuli molto abbondanti. Delle bufere di neve dovrebbero investire il versante occidentale dei monti Wasatch, dove entro sabato potrebbero cadere fino a 2-3 metri di neve fresca, nello Utah. Queste frequenti ondate di maltempo che stanno colpendo la West Coast degli USA sono da addebitare ad un abbassamento di latitudine delle “Westerlies” sul Pacifico settentrionale, con un sensibile rinforzo del “getto polare”. Segno che il pattern climatico sul nord Pacifico comincia ad assumere le caratteristiche tipiche che accompagnano l’arrivo del fenomeno di “El Nino”.
Fonte: meteoweb