Come se non bastassero i dati “impietosi” di questo Inverno 2013/2014, ecco che si aggiungono gli entusiastici commenti dei tanti “caldofili”, ancora increduli per aver dovuto “sopportare” una stagione dai connotati simil autunnali, a volte anche primaverili. Il “Generale Inverno” ha preferito altre mete, tra queste certamente gli Stati Uniti d’America e non il Vecchio Continente. La stagione invernale, d’altronde, era partita con il piede sbagliato, per tutta una serie di situazioni che si sono venute a creare nel corso degli ultimi mesi. L’avvio dell’inverno sul vecchio continente, difatti, è stato fortemente penalizzato da una profonda anomalia negativa di geopotenziale che da mesi insiste sopra l’area canadese orientale e la vicina Groenlandia, dove è presente un vasto campo di geopotenziali molto bassi, associati all’attività del “lobo” canadese del vortice polare, piuttosto invasivo fino in sede atlantica. Ciò permette, in parole povere, all’attiva e profonda circolazione depressionaria Islandese di “spingere”, verso il cuore dell’Europa, l’impetuoso flusso di aria molto mite e umida, d’estrazione oceanica, che mantiene il campo termico su valori nettamente sopra la media sull’intero continente. Un bene per gli amanti del tepore e per chi non sopporta freddo e neve. Le stesse persone che dovrebbero conoscere, per bene, l’importanza della neve: essa esercita, difatti, un ruolo chiave nel ciclo idrologico e nell’alimentazione dei serbatoi d’acqua dolce. E’ bene sapere, inoltre, che la neve accumulata al suolo ha l’importante funzione biologica di proteggere il terreno sottostante dalle gelate, mentre sul fronte idrologico, la sua lenta fusione al disgelo consente una maggiore infiltrazione dell’acqua nel terreno permettendone l’accumulo in falde acquifere e riserve idriche, diversamente dalle precipitazioni liquide che, se troppo intense e durature, riversano al suolo ingenti quantitativi d’acqua che il terreno non è in grado di assorbire e che dunque fluiscono direttamente in torrenti, fiumi e laghi. Ne consegue dunque che la neve riduce drasticamente anche il rischio idrogeologico su un dato territorio in corrispondenza di eventi precipitativi intensi. Senza contare l’importanza della “dama bianca” a livello economino e turistico a beneficio degli operatori del settore.Sugli Appennini, ad esempio, la situazione è davvero critica: le timide precipitazioni nevose cadute sono state “letteralmente mangiate” dalle continue impennate termiche imposte dall’intenso flusso meridionale innescato dall’approssimarsi delle innumerevoli perturbazioni Alantiche. Pensateci bene, quindi, prima di “maledire” una nevicata di stagione… potreste “pentirvene” in seguito!
Fonte: meteoweb