
Nato a Roma nel 1971, Andrea Giuliacci si laurea in Fisica a Milano con una tesi sull’influenza de El Niño sul clima italiano e dal 1995 svolge attività di meteorologo presso il Centro Epson Meteo – Meteo.it .
Pur così giovane, Andrea Giuliacci vanta già diverse pubblicazioni: nel 2001, assieme a M. Giuliacci e P. Corazzon, “Prevedere il tempo con Internet”; nel 2002 come unico autore, “I Protagonisti del clima”; nel 2003, con altri autori, “Manuale di Meteorologia”; nel 2005, assieme a P. Corazzon, R. Bellofiore, “La Meteorologia in mare”; nel 2009 come unico autore “Il clima come cambia e perchè” e “Global Warming”. Dal 2007 è professore a contratto di Fisica dell’Atmosfera presso l’Università Bicocca di Milano. Dal febbraio 2008, invece, cura le previsioni del tempo in video anche per il TG5.
Abbiamo rivolto ad Andrea Giuliacci alcune domande che riguardano anche temi piuttosto “scottanti”, come il Global Warming, l’estremizzazione del clima ed, infine, il futuro dell’Inverno 2013/2014:
Che l’Inverno 2013/2014 sia “maledettamente” anomalo, almeno per ciò che concerne la temperatura, è fuori discussione. Secondo Lei anche la configurazione barica attuale in sede Europea è del tutto anomala, oppure non è altro che un remake degli anni ’70/’80?
Direi che la situazione di questo inverno è anomala sia se confrontata con il periodo più recente piuttosto che con il pattern tipico degli anni ’70-’80. Del resto considerando il periodo dal 1979 a oggi il mese di gennaio è stato, a livello nazionale, il più mite e il più piovoso dell’intera seria, e anzi per quel che riguarda le piogge è il più piovoso almeno degli ultimi 60 anni: come dire un gennaio “autunnale” come mai prima negli ultimi decenni! Insomma, un gennaio così “atlantico” si può davvero considerare eccezionale.
Frane, alluvioni, trombe d’aria, metri di neve sulle Alpi mentre gli Appennini sono in sofferenza. Cosa sta accadendo davvero in Italia, sensazionalismo dei media a parte?
Non c’è dubbio che il clima stia effettivamente cambiando, indipendentemente dal sensazionalismo con cui viene trattato. Nubifragi, alluvioni piuttosto che intense ondate di caldo negli ultimi 20 anni sono divenuti rapidamente più frequenti. Il problema è che a fronte di una rapida estremizzazione del clima, e quindi di fenomeni violenti via via sempre più frequenti, le risposte in termini di prevenzione risultano ancora inadeguate. Certi ragionamenti che andavano bene quando i grossi episodi alluvionali si ripetevano con la cadenza di alcuni decenni non valgono più quando alluvioni di grande proporzione colpiscono oramai il nostro Paese con frequenza annuale. Bisogna ripensare il territorio (o meglio il modo in cui è sfruttato) considerando l’aumentato rischio di questi fenomeni atmosferici estremi.
Premetto che a dispetto di quanto si senta affermare in giro (anche da illustri e accreditati rapporti) non è possibile stabilire “scientificamente” quale sia il contributo dei diversi fattori (umano e naturale) al recente cambiamento climatico. Tuttavia non c’è dubbio che l’emissione di gas serra abbia alterato la chimica e – soprattutto – il bilancio termico terrestre, cosiccome le variazioni dell’attività solare e del vulcanismo siano state responsabili anch’esse di forti influenze sul clima recente. Insomma, sono convinto che sia un “concorso di colpa” fra fattori antropici e naturali. Ma attenzione, perché se anche l’effetto serra di natura antropica dovesse contribuire in minima parte, ciò non toglie che le misure di mitigazione (misure tese a limitare questo effetto antropico sul clima) siano comunque imperative: il contributo umano infatti anche se non fosse prevalente potrebbe comunque essere sufficiente a fare la differenza tra un clima semplicemente più estremo e un clima catastrofico (del resto, si sa, l’atmosfera spesso passa da uno stato a un altro per “salti”, ovvero una volta passato un determinato valore di soglia, e non secondo variazioni lineari continue).
Il lavoro del meteorologo permette, in alcuni casi, di fare prevenzione in relazione all’intensificarsi dei fenomeni. Ma non sempre, però, la meteorologia è una scienza esatta. Quando manca al grande salto?
L’avvento di computer sempre più potenti senza dubbio consentirà l’utilizzo di modelli più sofisticati e quindi previsioni più precise e attendibili. Tuttavia oggigiorno il grosso problema sta nell’incompletezza del dato iniziale, cioè la pessima conoscenza del “tempo che fa”: una semplice analisi di scala dei fenomeni che si vogliono studiare dimostra infatti che a livello globale le osservazioni meteo (e quindi l’informazione sullo stato iniziale dell’atmosfera, dato a partire dal quale il modello effettua le sue proiezioni) costituiscono appena 1/6 del numero minimo necessario a una conoscenza “sufficiente”, e comunque non ottimale, del punto di partenza dell’atmosfera. Per di più queste stazioni sono distribuito in modo assai disomogeneo, per cui la maggior parte è concentrata in Europa e Nord America, mentre vi sono ampie zone (basti pensare agli oceani o ai grandi deserti quali il Sahara) praticamente sguarnite.
Capitolo Global Warming. Sappiamo che è un discorso ampio e complicato, ragion per cui non vogliamo approfittare della Sua disponibilità. Secondo Lei, in sintesi, la ragione è dalla parte dei serristi o degli scettici?
Come già accennato credo che abbiano entrambi ragione ed entrambi torto: entrambi ragione dal punto di vista “qualitativo”, ovvero quando sostengono che vi sia un contributo dell’uno o dell’altro fattore; entrambi torto dal punto di vista “quantitativo”, ovvero quando affermano con certezza in che misura percentuale uno o l’altro fattore contribuiscano al GW, perché quello non è un aspetto che sia attualmente SCIENTIFICAMENTE (ovvero con METODO SCIENTIFICO) dimostrabile. Il resto, a mio avviso, è solo politica…
Cosa pensa di alcuni siti, diciamo così “meteorologici”, che fanno del sensazionalismo la loro arma vincente, istigando i tanti cybernauti al click “feroce”?
Ne capisco la filosofia in ottica commerciale, però credo facciano del male alla credibilità della Meteorologia come Scienza e come disciplina di pubblica utilità: a forza di gridare al lupo al lupo sappiamo tutti come va a finire. Io credo si possa fare dell’ottima Meteorologia, anche assai interessante e appetibile per il grande pubblico, senza necessariamente esagerare costantemente i toni.
Sono tanti i giovani che, fortunatamente, amano la Meteorologia e preferiscono la seria divulgazione al sensazionalismo. Qual è la retta via da seguire per poter intraprendere la carriera del meteorologo?
A mio avviso il meteorologo completo dovrebbe conoscere a fondo l’Atmosfera e le leggi che la regolano, oltre a sviluppare una buona capacità previsionale. Ecco perché ritengo che il percorso migliore sia quello che prevede lo studio della Fisica dell’Atmosfera: quindi un Corso di Laurea in Fisica, oppure altri corsi di laurea che però prevedano la possibilità di approfondire la materia attraverso l’insegnamento di Fisica dell’Atmosfera.
Sappiamo bene che è estremamente difficile effettuare previsioni meteo nel medio e lungo periodo ma, a questo punto, la domanda è d’obbligo: riuscirà, finalmente, il Generale Inverno a fare la voce grossa sul nostro Paese in quest’ultimo scorcio di stagione?
Ahimè, devo essere sincero, comincio ad essere piuttosto pessimista. Credo siano probabili configurazioni più invernali tra la fine di febbraio e la prima parte di marzo, ma a quel punto il pattern invernale dovrebbe inevitabilmente scontrarsi con l’incombere della stagione primaverile, soprattutto nella misura delle maggiori ore di luce e quindi nell’accresciuta radiazione solare in arrivo: insomma, lunghi periodi di rigido inverno oramai li vedo assai improbabili, al più qualche fugace assaggio di tempo invernale.
A conclusione della piacevole chiacchierata, Andrea Giuliacci porge un saluto a tutti i lettori ed alla Redazione di MeteoWeb: “…fate davvero un lavoro notevole e, soprattutto, ottimo! “.
Parole del genere, soprattutto perchè pronunciate da un professionista serio e preparato, sono motivo d’orgoglio per tutti noi. Grazie Andrea!
Parole del genere, soprattutto perchè pronunciate da un professionista serio e preparato, sono motivo d’orgoglio per tutti noi. Grazie Andrea!
(Fonte: meteoweb)