In questi giorni la natura ha messo in campo tutta la sua dinamicità, ricordandoci come l’estate non sempre è sinonimo di bel tempo e stabilità. L’enorme quantità di calore latente che nei giorni scorsi si è accumulata nei bassi strati, in prossimità del terreno, sopra le pianure e le vallate interne dell’Italia centro-settentrionale, dopo l’avvento della prima vera ondata di calore della stagione, in questi giorni ha funto da detonatore per lo scoppio di una intensa attività convettiva, favorendo lo sviluppo di una multitudine di sistemi temporaleschi a mesoscala che hanno flagellato l’intero paese. L’intrusione dell’aria più fresca, in discesa dalle latitudini scandinave, ha di fatto interagito con questo strato di aria molto calda, di origine sub-tropicale continentale, riuscendo a scalfirlo e a scalzarlo verso l’alto, tramite l’innesco di violente correnti ascensionali che hanno costruito imponenti nubi cumuliformi, alte più di 11-12 km, dando la stura a spettacolari manifestazioni temporalesche, condite da innumerevoli fulminazioni. Parliamo di parecchie migliaia di fulmini, la maggior parte delle quali raggruppate, soprattutto fra basso Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia, Toscana e sul Lazio. In alcuni casi, come sulla Riviera di Levante, in Lombardia, Emilia, e sulla Toscana, l’enorme mole di energia messa in gioco, e liberata dall’intrusione dell’aria fresca sulle nostre regioni, ha determinato l’avvento di vere e proprie tempeste elettriche che hanno illuminato a giorno intere aree.
Ma la forza che ha reso questi fenomeni temporaleschi cosi intensi è stata rappresentata dalla gran quantità di calore, inteso come “energia potenziale“, che da giorni si era accumulata nei bassi strati, durante l’incursione del robusto promontorio anticiclonico sub-tropicale nord-africano, che per giorni e giorni ha contribuito a “comprimere” le masse d’aria verso i bassi strati, deumidificandole e scaldandole ulteriormente per “compressione adiabatica“. Una volta affluita in quota l’aria decisamente più fresca, con il calo dei valori di geopotenziale in quota e l’allentamento del regime anticiclonico, tale “energia potenziale“, accumulata per intere giornate sul terreno, sotto l’azione di “compressione” dell’alta pressione sub-tropicale, improvvisamente libera di muoversi (visto il venire meno del promontorio anticiclonico e il calo dei geopotenziali in quota) ha cominciato a trasformarsi in “energia cinetica“, attraverso l’attivazione di turbolenti moti convettivi (forti correnti ascensionali) che hanno sospinto l’aria calda (accumulata per giorni nei pressi del suolo) verso le quote superiori della troposfera, agevolando la formazione di imponenti annuvolamenti cumuliformi, forieri di piogge e temporali.
In questo caso l’”energia cinetica” ha contribuito allo sviluppo dell’intensa attività temporalesca di questi ultimi giorni. L’enorme quantità di calore, ceduta all’atmosfera, ha determinato la nascita di “Updrafts” molto potenti, visto il potenziale termico presente nei bassi strati (aria molto calda d’origine sub-tropicale continentale), che hanno contribuito a far esplodere verso l’alto i cumulonembi, facendogli raggiungere delle altezze considerevoli, ben oltre i 10-12 km di spessore. Molti di questi cumulonembi temporaleschi, frutto dell’”energia cinetica” messa in moto dall’intrusione fresca dai quadranti settentrionali, spingendosi fino ai limiti della troposfera, sono stati spazzati dai forti venti in quota legati al ramo secondario del “getto polare” che hanno portato le sommità di queste imponenti nubi torreggianti a notevole distanza dalla base dei cumulonembi, causando anche una importante perdita di aria (dalla sommità) sospinta dal “getto” stesso. In questi casi, per la perdita di molta aria pilotata dai bassi strati dai moti ascensionali, la “Cellula temporalesca” è costretta a richiamare altra aria calda dall’ambiente circostante, intensificando notevolmente il temporale che può divenire veramente forte, apportando precipitazioni molto forti accompagnate da impetuose raffiche di vento prodotte dai “Downburst” (forti correnti discendenti che raggiungono il suolo e tendono a divergere orizzontalmente in più direzioni).
Questo è il caso del sistema temporalesco a mesoscala che nella giornata di ieri ha investito il Lazio, apportando forti rovesci temporaleschi, caratterizzati da elevati indici di rain/rate, che hanno determinato vasti allagamenti nell’area attorno Roma, che è stata presa in piena dal nucleo centrale della vasta “Multicella”(aggregato di più “Celle temporalesche”) supportata nei bassi strati dall’aria molto umida aspirata dalle calde acque superficiali del Tirreno centrale. Questo processo, appena descritto, dovrebbe cominciare ad esaurirsi a partire dalla giornata di mercoledì, allorquando l’”energia potenziale“, rappresentata dall’aria calda preesistente nei bassi strati, non si sarà del tutto scaricata in “energia cinetica“, tramite l’attività convettiva, derivata dal “forcing” termico e da un debole “forcing” dinamico in quota, con gli ultimi temporali che colpiranno l’intera dorsale appenninica e buona parte delle regioni centro-settentrionali, con rovesci e acquazzoni distribuiti a macchia di leopardo nelle ore centrali del giorno.
Fonte: meteoweb