L’inverno australe prosegue la sua marcia a singhiozzo in Sud-America. Nei giorni scorsi una nuova ondata di freddo, proveniente dalle latitudini sub-polari dell’oceano Pacifico meridionale, ha risalito le coste cilene, spingendosi fino all’area del golfo di Arica. Una parte dell’aria fredda in quota è riuscita a penetrare fino alle regioni del Perù meridionale, determinando un brusco calo termico, accompagnato dall’avvento di significative nevicate sulle Ande peruviane meridionali, al di sopra dei 4000 metri di altezza. Nelle giornate a cavallo, fra sabato 19 e domenica 20 Luglio 2014, l’avvento dell’aria fredda, fino al settore andino peruviano, ha favorito anche delle suggestive nevicate sui rilievi, oltre i 4000 metri di altezza, che circondano la provincia di Carabaya, una delle 13 province della regione di Puno, nel Perù meridionale.
Ma localmente i fiocchi di neve sono caduti anche a quote relativamente più basse, tingendo di bianco diversi villaggi montani e zone remote, nel settore andino peruviano, con accumuli fino a 7-9 cm di neve fresca. La neve ha imbiancato i principali rilievi, soprattutto nella parte più meridionale della regione di Puno, dove le nevicate nel bel mezzo dell’inverno australe sono tutt’altro che rare, nonostante l’aridità che contraddistingue il clima peruviano. Lo sfondamento delle masse d’aria fredde è avvenuto tramite l’attivazione di intensi, a tratti forti, venti dai quadranti meridionali, che dal Pacifico meridionali sono risaliti fino al Cile settentrionale e al golfo di Arica, fino lungo le coste peruviane, bordando il lato orientale del robusto promontorio anticiclonico del Pacifico sud-orientale. La risalita di questa avvezione di aria fredda ha originato il calo termico che ha poi permesso l’avvento dei fenomeni nevosi sulle alture della regione di Puno. La risalita delle masse d’aria fredde, sia in quota che al suolo, di origine polare marittima, fino alle coste del Perù meridionale, ha favorito anche un significato irrobustimento del promontorio anticiclonico del Pacifico sud-orientale, che ha eretto un vero e proprio “blocking” (promontorio anticiclonico di blocco disteso lungo i meridiani) nel tratto di oceano antistanti le coste del Cile centro-settentrionale.
Questa imponente struttura anticiclonica, posizionata con massimi di oltre i 1032 hpa a largo delle coste del Cile centro-settentrionale, ha prodotto, lungo il suo lato più orientale, un consistente “gradiente barico orizzontale”con le prospicienti coste sud-americane (del Cile e del Perù), contraddistinte da valori barici molto più bassi. Questo notevole divario barico che si è venuto a creare, fra il Pacifico sud-orientale, sede dell’imponente promontorio anticiclonico di blocco, e le limitrofe coste cilene e peruviane, caratterizzate da valori barici molto più bassi, ha attivato una intensa ventilazione da S-SE e SE, che in questi giorni ha spazzato con forza l’intero Pacifico sud-orientale, presentando rinforzi fino a carattere di burrasca nel tratto di oceano antistante le coste del Perù centro-meridionale, dal golfo di Arica fino a Chimbote, nell’area fra i 20° e i 10° di latitudine sud e gli 80° e i 90° di longitudine ovest. Gli intensi venti da S-SE e SE, hanno bordato buona parte della costa peruviana, raggiungendo velocità medie molto sostenute, con punte di oltre i 44 km/h a Talara, e raffiche che superavano i 50 km/h. Questa intensa ventilazione da S-SE e SE, ha anche generato un rapido aumento del moto ondoso davanti le coste peruviane, con lo sviluppo di imponenti onde di “mare vivo” che hanno raggiunto i 3-4 metri di altezza. Una parte di queste imponenti ondate, sollevate dalla temporanea intensificazione del ramo principale dell’Aliseo di SE che scorre sul Pacifico sud-orientale, si sono propagate verso il Pacifico orientale equatoriale, risalendo oltre i 10° di latitudine sud, in direzione delle Galapagos.
L’altra parte di queste ondate sono andate a rompersi con grande impeto lungo le coste peruviane centro-meridionali, sotto forma di grandi onde lunghe rifratte, con una direzione media di provenienza da Sud e S-SO. Questa temporanea intensificazione degli Alisei di SEdovrebbe causare un brusco raffreddamento delle acque superficiali oceaniche antistanti le coste del Perù, indotto dall’”Upwelling”. In pratica il moto ondoso agitando gli strati d’acqua superficiali origina un rimescolamento che fa risalire in superficie acque più fredde e dense che affluiranno dal fondo. Tale processo causa un leggero raffreddamento delle acque superficiali. Di solito le acque di profondità, richiamate dal fenomeno dell’”Upwelling”, sono spesso ricche di nutrienti e favoriscono un notevole sviluppo del plancton vegetale favorendo una notevole biodiversità. Il caso più famoso di “Upwelling” è quello del pescosissimo mare del Cile e del Perù, dove l’azione costante degli Alisei di SE, che spirano lungo il Pacifico tropicale sud-orientale, creano un costante “Upwelling”, con un incredibile rimescolamento delle acque che rende questo tratto di oceano ricco di un enorme varietà di specie marine.
L’“Upwelling” in questo caso, seppur temporaneo, rischia di rallentare l’azione del fenomeno di “El Nino”, già ben consolidato più a nord, fra le coste colombiane e quelle ecuadoregne, dove si riscontrano forti anomalie termiche positive delle acque superficiali del Pacifico orientale. Questo processo si arresta solamente durante gli anni di “El Nino”, quando gli Alisei di SE si indeboliscono notevolmente, favorendo una conseguente proliferazione della calda contro corrente equatoriale verso Panama, la costa colombiana ed ecuadoriana, dove si origina un anomalo riscaldamento delle acque oceaniche, solitamente molto fredde malgrado la latitudine, che agevola un notevole incremento della nuvolosità e dell’attività convettiva con un conseguente indebolimento del ramo settentrionale della fredda “corrente di Humboldt”.
Fonte: meteoweb