Sono davvero impressionanti gli accumuli pluviometrici registrati in quest’ultimo mese sulla Liguria, ed in particolare sulle zone del genovasato, colpite sabato scorso dall’ennesima alluvione. E’ bastato il transito di ben tre sistemi frontali, di origine atlantica, con la loro componente calda rimasta pressochè semi-stazionaria, per riversare in un mese, sulla città di Genova e sulle località limitrofe, poco meno dell’intero quantitativo di pioggia che normalmente cade in un intero anno. Difatti, solo in questo mese, sulla città di Genova il parziale mensile si aggira attorno gli 807 mm, su una media pluviometrica annua di circa 1000 mm. La media annua di Genova in città è di 1300 mm circa, mentre nella stazione dell’Aeroporto Cristoforo Colombo si aggira 1100 mm. Ma con picchi di oltre i 1400 mm sulle alture alle spalle della città. Gli 807 mm caduti in questo ultimo mese rappresentano un valore davvero impressionante, che mette in risalto la quantità d’acqua caduta sulla città della Lanterna. Ma in alcune località del vicino entroterra l’accumulo parziale mensile si aggira vicino ai 900-1000 mm, mentre quello annuo supera abbondantemente i 3000 mm (sempre come parziale in vista del mese di Dicembre). Dati davvero spaventosi che purtroppo, in questi giorni, hanno contribuito ad accelerare i processi erosivi, ed enfatizzato il dissesto idrogeologico su buona parte del territorio ligure, sconquassato da frane, smottamenti, alvei di torrenti ricoperti di fango e detriti di ogni genere trascinati fin sul mare, lungo le rispettive foci.
Il terreno, già saturo d’acqua dopo le piogge abbondanti di fine Ottobre e d’Inizio Novembre, non ha più retto a questo eccessivo surplus idrico, riversando buona parte di questa a valle, tramite le ondate di piena dei singoli torrenti, all’origine delle conseguenti esondazioni, e degli smottamenti, continui, che hanno letteralmente dissestato gran parte dell’entroterra savonese e del genovasato. Genova nella sua storia, per merito della sua peculiare orografia, che funge da barriera agli impulsi sciroccali umidi marittimi che risalgono dal mar Ligure e dal medio-alto Tirreno, e per i suoi caratteristici bacini idrografici (torrentizi) avvezzi a tempi di corrivazione ridottissimi durante fasi precipitative estreme, ha contato decine di alluvione e nubifragi ben più disastrosi di quelli che l’hanno ferita fra Ottobre e in questo Novembre. Tra tutte le regioni italiane la Liguria è probabilmente quella più avvezza alle alluvioni lampo, visto la particolare orografia che degrada rapidamente a mare e la diretta esposizione ai flussi caldi e molto umidi, carichi di vapore acqueo, di provenienza sciroccale o libecciale. A questo si somma l’effetto determinante della forzatura orografica dell’Appennino ligure che rappresenta una barriera che produce un sollevamento forzato dell’aria umida accumulata nei bassi strati dalle umidissime correnti di scirocco e ostro che dal Tirreno risalgono fino alla Versilia, alle coste della Riviera di Levante e del genovesato.
Questa azione, già di per se, attiva forti moti ascensionali che portano le masse d’aria umida, di origine sub-tropicale marittima, a sollevarsi di quota e raffreddarsi, favorendo la condensazione del vapore acqueo e la successiva formazione di grosse nubi e “cumulogenesi” che dal mare vanno ad impattare contro i primi rilievi del retroterra ligure, venendo poi frenati dalla roccaforte appenninica presente alle spalle della costa. Questo “effetto trampolino” esercitato dai rilievi dell’Appennino Ligure, consente il continuo sviluppo di nuvole a sviluppo verticale imponenti, spesse fino a più di 13 km, che rimangono semi/stazionarie in loco, su aree ristrette, crescendo ulteriormente in altezza e dimensione, grazie al calore latente fornito dal mar Ligure, fino a trasformarsi, nel giro di pochissime ore, in un pericoloso sistema temporalesco a mesoscala, di tipo “V-Shaped”, spesso all’origine di queste inondazioni istantanee. Se poi aggiungiamo la presenza o l’attivazione in corso d’opera di particolari linee di confluenza di vento nei bassi strati, con lo scontro fra gli umidi venti di scirocco e ostro che risalgono sul levante ligure, contro quelli più freddi e secchi di tramontana, che dalla pianura Padana occidentale traboccano sulle coste liguri attraverso le valli interne del genovesato e savonese (cosa che capita spesso in Liguria con i fronti atlantici), il rischio di grandi eventi precipitativi, anche in situazioni non particolarmente preoccupanti, è a portata di mano.
In molti casi però diventa però più difficile individuare, per tempo, i luoghi pronti ad essere funestati dai temporali autorigeneranti, ma soprattutto prevedere fino a quanto tempo potrà durare l’equilibrio dinamico che mantiene l’area di confluenza venti, lì dove i cumulonembi temporaleschi, facenti capo al “V-Shaped”, trovano il loro ambiente ideale per nutrirsi e rinforzarsi, fino ad invecchiare con il successivo passaggio sui rilievi del vicino retroterra, dove viene meno l’alimentazione umida marittima.
Fonte: meteoweb