Le recenti ondate di maltempo che negli ultimi giorni hanno duramente colpito le nostre regioni, con piogge battenti, forti rovesci e temporali anche violenti, sono state caratterizzate anche dal passaggio di diversi fenomeni vorticosi, che purtroppo hanno cagionato danni ingenti. Solo una settimana fa in Sicilia, due piccoli tornado, probabilmente classificabili come F-1 o F-2 della scala Fujita, dopo essersi sviluppati sul mar Ionio si sono diretti verso la terra ferma, interessando da vicino la cittadina di Acireale e l’area attorno Catania, cagionando ingentissimi danni, con tetti di case scoperchiati, esercizi commerciali distrutti, e macchine ribaltate.
La mancanza della “wall cloud” sta ad indicarci che l’intensità del fenomeno vorticoso è solitamente medio bassa, fra i F-1 F-2 della scala Fujita, ma ciò non toglie che non possa fare danni. In questo caso, i tornado catanesi non dovrebbero presentare un origine“mesociclonica” (la cui esistenza ne avrebbe attribuito le caratteristiche “supercellulari”). In Italia la stragrande maggioranza delle trombe d’aria che si osservano sono originate da “Shelf Cloud” molto attive e ben formate. In questi casi il moto rotatorio che forma la tromba d’aria viene innescato dal “downdraft” associato alla precipitazione.
In genere se il “downdraft” annesso non ha intensità omogenea lungo tutta la “Shelf Cloud” essa può subire una inclinazione o addirittura una frattura per la diversa spinta da esso generato. L’inclinazione della “Shelf Cloud” può essere cosi spinta che una parte di essa può arrivare a toccare il suolo formando una tromba d’aria. L’evoluzione del fenomeno è così rapida che spesso si osserva la tromba d’aria già formata e sviluppata. Questo è quello che è avvenuto con il piccolo tornado di Acireale, la cui evoluzione è stata alquanto rapida. In queste situazioni molto difficilmente si possono originare dei tornado paragonabili con quelli che colpiscono con una certa frequenza le pianure centrali degli USA, la Pampa argentina o l’Australia sud-orientale.
Eppure anche in Italia, come in Europa, abbiamo avuto dei precedenti davvero tragici nella storia, per il passaggio di devastanti tornado che percorrendo oltre 70-80 km (come i tornado negli USA) hanno cagionato un gran numero di morti e feriti. Il primato spetta al tornado che si è abbattuto sulla provincia di Treviso il 24 Luglio del 1930. Il tornado, per alcuni classificato unF-4 F-5, danneggiò il paese e la chiesa del comune di Volpago del Montello proseguendo poi per il trevigiano, dove cagionò la morte di almeno 23 persone.
Ben altra storia presentano le due trombe d’aria che nella mattinata di ieri hanno investito diverse aree del tarantino, cagionando ingentissimi danni alle coltivazioni. Come detto entrambi i due fenomeni vorticosi si sono verificati entrambi nella provincia di Taranto, uno nella zona occidentale tra Ginosa Marina e Castellaneta Marina, l’altro nel comune salentino di Torricella.
I danni sono stati gravissimi, con case scoperchiate, alberi secolari sradicati, capannoni distrutti. I fenomeni si sono associati all’intenso flusso sciroccale che in quelle ore, risalendo dallo Ionio, investiva il territorio pugliese. In questo, almeno per quanto riguarda il piccolo tornado transitato a Marina di Ginosa alle prime ore dell’alba di ieri, fattori a mesoscala, legati all’interazione fra i venti di scirocco e la particolare morfologia del tarantino, avrebbero in qualche modo prodotto il “trigger” per lo sviluppo del fenomeno vorticoso, che ha proseguito la propria corsa sulle campagne di Ginosa.
Ogni qual volta un intenso flusso sciroccale risale il Golfo di Taranto, proprio all’altezza di Taranto una parte di questa ventilazione, bordando la fascia costiera, tende ad entrare all’interno dell’ampia insenatura antistante la città pugliese. L’ingresso dello scirocco all’interno dell’insenatura di Taranto spesso agevola la formazione di un vasto moto rotatorio antiorario che a volte, in situazioni di forte instabilità convettiva sul Golfo di Taranto, interagendo con il passaggio di sistemi temporaleschi, può evolvere in fenomeni vorticosi, che dal mare tendono a muoversi lungo le coste del tarantino, cagionando ingenti danni lungo la loro traiettoria. In questo caso le zone maggiormente esposte alla risalita di questi fenomeni vorticosi, innescati dai moto rotatori creati dall’interazione dei venti di scirocco con questa insenatura, sono proprio quelle che vanno dalla città di Taranto a Marina di Ginosa, particolarmente esposte ai venti di scirocco e ostro in risalita dallo Ionio.
Fonte: meteoweb