L’inverno 2014/2015 comincia, finalmente, a prendere forma, nel concreto, sopra le vaste lande dell’Eurasia, ormai totalmente ricoperte di neve e ghiacciate. Presto, di riflesso a questo raffreddamento dell’area siberiana, anche in Europa si potrebbe assaporare un po’ di freddo degno della stagione invernale. Una parte di quest’aria gelida, isolatasi ad est degli Urali, già dai prossimi giorni, si estenderà anche a buona parte dell’Europa orientale, favorendo l’apertura di un “canale di correnti molto fredde”, d’estrazione continentale (spessore dello strato d’aria fredda sui 1.5-2.0 km), che dal bassopiano della Siberia occidentale si propagherà, gradualmente, fin verso la Russia europea, la Bielorussia e l’Ucraina, con successivo interessamento, entro il prossimo fine settimana, di Romania, Moldavia, Ungheria, Serbia e parte dei Balcani. In sostanza si tratta di una prima manovra invernale, che nel medio-lungo termine, durante il mese di Dicembre, potrebbe avere dei risvolti importanti anche su parte del vecchio continente, inclusa la nostra penisola, portando ad un significativo cambio circolatorio.
Se tale linea di tendenza (ripetiamo, si tratta di una semplice tendenza, non di una previsione) si concretizzerà ciò potrebbe favorire l’apertura della porta di nord-est, con l’avvento dei freddi venti di bora e grecale sulle nostre regioni, finora latitanti. Uno degli elementi che lascia supporre tale tesi è proprio il comportamento dell’anticiclone delle Azzorre, il quale già da Dicembre potrebbe iniziare a predisporre i propri elementi più orientali in direzione dell’Europa centrale, dispiegando dei cunei anticiclonici che potranno allungarsi fino all’Europa centro-orientale, lambendo Slovacchia, Romania e Ucraina. In genere, con questo tipo di assetto barico, il bordo più meridionale dell’ampia struttura anticiclonica scivola fino all’Italia settentrionale, al di là dello spartiacque alpino, interagendo direttamente con le circolazioni depressionarie che entrano sul Mediterraneo. La presenza di un robusto promontorio anticiclonico sull’Europa centrale o sulle Isole Britanniche, che presenta delle propaggini anticicloniche in grado di allungarsi verso est, mentre al contempo una profonda area ciclonica si colloca sui mari attorno l’Italia, possibilmente con un minimo barico al suolo sul Tirreno o sull’Adriatico (situazione tipica in inverno), determina la condizione sinottica ideale per l’attivazione della bora sul Golfo di Trieste e lungo le coste di Istria e Dalmazia. In questo caso, il “gradiente barico orizzontale” (differenze di pressione) che si origina lungo i margini delle due figure bariche antagoniste, origina un intenso flusso nord-orientale o orientale che richiama masse d’aria fredde e molto dense di origine continentale, o gelide se provengono direttamente dalle latitudini artiche o dall’area russo-siberiana (in tal caso parleremo di Burian, e su Trieste il termometro scende abbondantemente sotto i +0°C), che dalla pianura Danubiana e dall’area dei Carpazi si muovono verso i rilievi dell’altopiano del Carso e le Alpi orientali.
Una volta raggiunti i monti del Carso e le Alpi orientali le masse d’aria fredde e molto dense, di origine continentale, sono costrette a incanalarsi lungo i bassi valichi (definite anche come porte) presenti sui monti del Carso e sulle Alpi Dinariche (Bosnia Erzegovina), per traboccare con furiosi “deflussi” (raffiche di caduta vorticose e turbolenti) verso le coste adriatiche, il breve tratto costiero sloveno e le coste dalmate, fino alle porte di Zara-Zadar, con risentimenti sulle Bocche di Cattaro, in Albania. Questi valichi naturali, caratteristici del Carso, favoriscono l’incanalamento dei venti, provenienti dai quadranti orientali e settentrionali, convogliandoli, tramite fortissime raffiche di caduta e turbolenti deflussi, che agevolmente possono sfondare la soglia dei 120-130 km/h, in direzione del mar Adriatico. Il valico più importante, dove si origina la potente Bora che poi va a sferzare Trieste e l’area del golfo, è quello di Postumia, un grande intaglio che è posizionato tra l’altopiano carsico del monte Nanos e il comprensorio montuoso del monte Nevoso. Proprio questa è la porta dove si origina il flusso della Bora che scendendo dal Carso si tuffa su Trieste e sul golfo, con raffiche molto forti che vengono rese ancora più violente dalle forti differenze di densità, di pressione e di “gradiente termico” che si verificano fra la pianura Danubiana, l’altopiano del Carso, solitamente molto fredde, e le sottostanti coste adriatiche, molto più temperate e umide.
Queste notevoli differenze, se associate a“gradienti barici orizzontali” di una certa rilevanza tra Balcani, Adriatico e Italia centro-settentrionale, possono generare delle vere e proprie tempeste, con raffiche di uragano, che vengono rese molto furiose e turbolenti durante lo scivolamento dall’altopiano del Carso verso la parte più interna del golfo di Trieste, dove non di rado si registrano raffiche ad oltre 150-160 km/h, in grado di apportare danni a strutture e edifici. Quando raggiunge il golfo di Trieste le impetuose raffiche, ad oltre i 100 km/h, creano spettacolari vortici e soffiate di salino, generando anche un consistente moto ondoso di deriva, molto pericoloso per navi e imbarcazioni di piccola stazza, costrette per tal motivo a rinforzare sensibilmente gli ormeggi non appena le folate superano i 100-110 km/h. Se tale ipotesi verrà confermata già dalle prossime settimane le regioni adriatiche, in particolare i settori appenninici esposti ad est, potrebbero essere esposte ad avvezioni fredde d’estrazione continentale, con le prime vere nevicate a bassa quota, già in Dicembre. Non ci resta che attendere le future dinamiche atmosferiche.
Fonte: meteoweb