Nella meteorologia sinottica il fronte caldo rappresenta la parte anteriore ben definita di un sistema frontale. Esso si localizza lungo la superficie che separa una massa d’aria più calda (e spesso anche più umida) da una più fredda (generalmente meno umida) sopra la quale scorre. L’aria calda è meno densa, e quindi sale sopra quella più fredda che incontra lungo la strada; in tal modo si raffredda e causa formazione di nuvole estese, generalmente di tipo stratificato. Ad esse possono essere associate piogge leggere o nevicate nel periodo invernale. I fronti caldi sono ben più frequentemente riscontrabili alle medie e alte latitudini rispetto al bacino del Mediterraneo e all’Europa meridionale. Di recente le scuole di meteorologia dinamica dei paesi dell’area mediterranea hanno inciso un adattamento alla teoria della scuola norvegese che consiste nell’assumere un ruolo primario per la “Warm Conveyor Belt”, a cui si addebitano conseguenti differenziazioni nella dinamica dei flussi annessi al sistema frontale.
Un fronte caldo “classico”, per essere riconosciuto come tale, deve presentare delle caratteristiche ben precise fra cui; 1) deve essere parte integrante di un sistema frontale ben definito collegato ad un ciclone extratropicale 2)deve essere riscontrabile tramite la presenza di una o più “Warm Conveyor Belt” 3) la fenomenologia e la nuvolosità dipendono dal tipo di “Warm Conveyor Belt” in gioco 4) può essere indentificato dall’eventuale presenza d’”instabilità condizionale simmetrica”(quella responsabile delle piogge abbondanti che colpiscono il nord Italia in autunno e primavera). Per quel che concerne la sua identificazione ilfronte caldo presenza elementi caratteristici, sia al suolo che in quota. L’elemento principale è la sua associazione a un ciclone extratropicale. Analizzando le mappe che rappresentano i valori di geopotenziale a 500 hpa il fronte caldo si trova posizionato sottovento all’asse di una saccatura, in un’area con evidente diffluenza nel campo del vento prodotta da un promontorio dinamico. Nelle mappe che rappresentano le velocità verticali a 700 hpa il fronte caldo viene evidenziato dalla distribuzione, più o meno uniforme, dei moti ascendenti sull’intera massa d’aria calda, con nuclei più intensi in corrispondenza delle discontinuità termiche dovute rispettivamente al fronte caldo e al fronte freddo.
Nel s0ondaggio termodinamico il fronte caldo s’identifica con un inversione termica nella media troposfera ed elevati valori di umidità relativa in cui il vento termico identifica un’avvezione calda. Attraverso l’ausilio delle moviole satellitari, in particolare tramite il visibile, il corpo del tipicofronte caldo si presenza ricoperto da un massiccio corpo nuvoloso, composto principalmente da nubi medio-alte e compatte, associabili in una o più“Warm Conveyor Belt” che scorrono davanti il fronte freddo. Riguardo alle precipitazioni, unfronte caldo classico è caratterizzato da nubi alte e stratiformi sul bordo più avanzato, seguite da nubi medie e più spesse, e successivamente, per ulteriore abbassamento del “ceiling”, da nubi sempre più basse. Pertanto all’interno di un fronte caldo le precipitazioni possono essere continue e deboli o al più moderate. Tuttavia sul bacino del Mediterraneo sono riscontrabili alcune distinzioni rispetto a quanto previsto dalla teoria norvegese. Difatti, in alcune situazioni sinottiche, i fronti caldi che transitano sull’area mediterranea, possono produrre anche forti manifestazioni temporalesche, e nei casi più estremi persino possibili eventi alluvionali (come quelli che hanno caratterizzato la storia italiana). Questi eventi precipitativi violenti sono possibili in almeno quattro casi particolari;
1) Fronti caldi estivi in transito sopra aree continentali piuttosto vaste (come le pianure dell’Europa centro-orientale) dove sussiste aria piuttosto calda nei bassi strati per il soleggiamento. In tale contesto l’avvezione termica frontale, divenuta apparentemente più fredda, unita all’apporto di molta umidità in quota, può generare forti moti convettivi (correnti ascensionali molto forti) che possono dare la stura a forti temporali, in condizioni di marcata instabilità.
2) Condizioni d’instabilità convettiva possono scoppiare anche a seguito del passaggio del“getto” sopra il settore caldo del sistema frontale (“Wind Shear posivito”). In tale contesto si possono generare temporali, localmente di moderata o forte intensità, ben localizzati
3) In un ambiente con una modesta avvezione di vorticità positiva per curvatura e di “baroclinicità” in quota, unita ad un intenso“Shear” del vento parallelo alla “Warm Conveyor Belt”, sono possibili condizioni più che favorevoli allo sviluppo della cosiddetta”instabilità condizionale simmetrica”. Questo tipo d’instabilità, che in autunno e primavera porta precipitazioni molto abbondanti sull’intero nord Italia durante la risalita di impetuosi e umidissimi flussi sciroccali (pre-frontale) dal Tirreno e dall’Adriatico, si va a localizzare sottovento alle famose “V-Shaped throughs”, le saccature molto strette e con la forma allungata a “V”, responsabili delle severe fasi di maltempo che interessano l’Italia, fra autunno e primavera.
4) All’interno del settore caldo pre-frontale il “gradiente barico”non sempre appare uniforme, ma può presentare evidenti discontinuità in seno alla massa d’aria calda. Solitamente tali discontinuità, che possono fungere da miccia per l’instabilità convettiva, possono essere individuate dalle linee di convergenza venti presenti all’interno del settore pre-frontale. Spesso tali linee di confluenza dei venti (sul Mediterraneo si presentano spesso fra venti da SE a ridosso del fronte caldo e intense correnti da S-SO e SO nel settore pre-frontale), caratteristiche all’interno delle avvezioni di aria calda e umida che salgono davanti il fronte freddo di un ampio sistema frontale, possono determinare notevoli intensificazioni del vento, fino a produrre veri e propri “low level jets” che possono incentivare lo sviluppo di “sistemi convettivi a mesoscala”.
Oltre ai fronti caldi classici, sopra enunciati, esistono anche i cosiddetti “fronti caldi in quota”. Questi s’identificano nella parte più meridionale di un fronte caldo classico, ma subentrante all’interno di un’area anticiclonica, per cui la notevole “compressione adiabatica” ne inibisce i moti ascendenti nei medi e bassi strati, limitando la copertura nuvolosa alle quote superiori. Pertanto il suo passaggio si manifesta esclusivamente con nubi alte e sottili. Le precipitazioni associate ai “fronti caldi in quota” sono pressochè nulle. Solo in situazioni di “forcing” orografico si possono produrre occasionali fenomeni precipitativi. Oltre ai “fronti caldi in quota” esiste anche il “detached warm front”. Quest’ultimo consiste nella parte meridionale di un fronte caldo classico che si distacca dal sistema frontale per una diffluenza del vento in quota, inserendosi nella circolazione periferica di una estesa area anticiclonica.
E’ identificabile come un “fronte caldo in quota” a tutti gli effetti. La nuvolosità associata ad un “detached warm front” è di tipo medio-alta e stratiforme, contestuale a una variazione in intensità e direzione del vento. Le precipitazioni risultano scarse, se non assenti, sebbene una moderata intensificazione della nuvolosità e dei fenomeni si registri in corrispondenza delle catene montuose. Questo è il caso delle Alpi, dove si può osservare un significativo incremento della nuvolosità (per “stau”) nella parte sopravento e un effetto “foehn” molto limitato nel settore sottovento, dove si potrà osservare una nuvolosità molto compatta. Ciò capita spesso nella pianura Padana interessata dal passaggio dei “detached warm front” provenienti dal mar del Nord. Tipicamente di origine atlantica il “detached warm front” può interessare anche il bacino del Mediterraneo e l’Italia, specie se in presenza di intensi flussi occidentali o sud-occidentali. Prima di concludere non potevamo non citare anche l’”advanced warm front” che si presenta a latitudini medio-alte in seno a forti flussi occidentali, ed è raro sul Mediterraneo.
Esso consiste in una intensa avvezione calda al suolo precedente il fronte caldo vero e proprio. L’”advanced warm front” è quasi sempre associabile a cicloni extratropicali molto profondi nella loro fase di sviluppo, mentre tende a scomparire nei cicloni extratropicali che tendono a scomparire. La fenomenologia all’interno di un”advanced warm front” è caratterizzata da un aumento della temperatura e da precipitazioni persistenti e di moderata intensità.
Fonte: meteoweb