L’intensa ondata di freddo e neve che la scorsa settimana ha investito la Grecia, la Turchia e i paesi dell’Asia minore, fino ad Israele e alla Palestina, si è successivamente spostata ulteriormente verso est, coinvolgendo più direttamente la Russia europea, la regione del Caucaso e parte dell’area medio orientale, dove è anche nevicato fino a bassa quota sui principali comprensori montuosi. L’evoluzione verso levante dell’asse di saccatura, colmo di aria molto fredda, d’estrazione polare continentale, ha originato forti nevicate, che hanno letteralmente sommerso il nord della Turchia, con accumuli davvero ingenti, che hanno raggiunto i 2.0 metrinella città di Kastamonu (poco sopra i 900 metri di quota). Durante lo spostamento, verso la Russia europea, dell’asse di saccatura vere e proprie “badilate” di neve fresca hanno seppellito anche il versante settentrionale della catena montuosa del Caucaso, proprio durante lo scorso weekend. Difatti, forti e persistenti nevicate hanno interessato un po’ tutto il versante settentrionale del Caucaso, determinando accumuli nivometrici a dir poco impressionanti per la stessa area, abituata a ricevere quantità di neve davvero non indifferenti. Bisogna anche sottolineare come in questo caso le forti nevicate abbiano accumulato un consistente strato di neve al di sopra di un già cospicui manto nevoso vecchio, risalente alle nevicate de mesi scorsi.
Ciò ha permesso di favorire accumuli di oltre 4-5 metri di neve fresca, in particolare nelle aree montane dell’Ossezia, dove i depositi sono divenuti davvero impressionanti. In alcune aree montane lo strato di neve ha superato persino i 6 metri di altezza. Diversi villaggi montani sono rimasti totalmente isolati, mentre molte strade di montagna erano impraticabili, a causa dei cumuli di neve alti come muri. Queste forti e abbondanti nevicate che hanno travolto il versante settentrionale del Caucaso sono state enfatizzate proprio dal potente “forcing”orografico esercitato da queste imponenti montagne, con vette superiori ai 5000 metri (ancora più delle Alpi), nei confronti delle fredde correnti settentrionali, in discesa lungo il bordo occidentale della saccatura, colma di aria polare continentale, in allontanamento verso la Russia europea. Come capita sovente in queste situazioni sinottiche lo sbarramento orografico generato dall’imponente catena montuosa del Caucaso ai gelidi venti da Nord e N-NE, in discesa dalle innevate pianure Sarmatiche, può agevolare abbondanti nevicate, dato l’elevato “forcing”orografico imposto da questi rilievi piuttosto imponenti alla ventilazione dai quadranti settentrionali. La barriera montuosa eretta dal Caucaso, con le sue vette oltre i 4000-5000 metri, blocca i freddi e umidi venti settentrionali che scivolano dalla Russia, costringendo l’aria gelida, a contatto con i primi contrafforti montuosi, a salire bruscamente di quota. Questa salendo verso l’alto, ad una certa quota, tende rapidamente a saturarsi favorendo la formazione di estesi annuvolamenti, sul versante sopravento, che tendono a dispensare precipitazioni a carattere nevoso, piuttosto intense e persistenti, che possono insistere per intere giornate, fin quando non viene meno il “forcing” orografico alla base delle abbondanti precipitazioni lungo il versante sopravento. Tutta questa neve caduta, oltre a causare ingenti disagi e a paralizzare molte strade di montagna, nei prossimi giorni rischia di rappresentare un pericolo per il possibile distacco di valanghe e slavine, anche di grosse dimensioni, favorite da un nuovo rialzo termico e dal mancato assestamento dell’imponente strato di neve. In particolare nei pendii caratterizzati da una accentuata acclività.
Fonte: meteoweb